• mercoledì , 25 Dicembre 2024

Concertazione marmellata

Sono bastate poche settimane per confondere le idee degli italiani sulla famosa concertazione. I contatti ufficiali tra Governo e sindacati erano stati iniziati negli anni ’70 dal primo ministro Rumor e istituzionalizzati da Emilio Colombo con grande scandalo dei tradizionalisti democratici che non volevano accordi presi alle spalle del parlamento. Successivamente si ebbero governi che instaurarono anche contatti con la Confindustria e, successivamente, con altre associazioni di datori di lavoro. Ma i veri negoziati a tre (governo, sindacati, datori di lavoro) presero inizio solo con il governo Ciampi e condussero ad un primo, importante accordo di moderazione salariale le cui benefiche conseguenze furono il rapido calo della nostra inflazione che apri la strada all’ingresso dell’Italia nell’accordo monetario europeo. L’ultimo dei frutti della concertazione fu raccolto da D’Alema con il famoso accordo di Natale che tuttavia deluse non poco le parti sociali. Ormai, non osando alcuno schierarsi apertamente contro il metodo della concertazione, tutti cercano una soluzione semantica: cambiarne cioè il contenuto proponendo un nuovo nome. Ha cominciato D’Amato, il nuovo presidente della Confindustria, che ha proposto ai sindacati una collaborazione per la modernizzazione. Ha continuato il Governatore Fazio che nella sua ultima Relazione annuale non hai mai nominato la concertazione, ma ha fatto appello alla collaborazione tra le parti sociali. Ha finito Berlusconi alla Stampa Estera che ha insistito sulla necessità di dialoghi coi sindacati. Uno dei difetti della vecchia concertazione, che Ciampi considerava taumaturgica, è di essere un tentativo di concerto senza direttore d’orchestra. A New Orleans una riunione di vari solisti del jazz – che a turno trascinavano gli altri con la loro interpretazione del leit motiv – veniva definita una jam session: concerto marmellata! Ma da noi, la presenza di un sindacalista con scarponi ferrati che ripete sempre “no”, rende impossibile anche un concerto marmellata. O si segue questo solista o si chiede di andare al bagno. Ma con l’autunno, forse, le cose cambieranno. Già stanno cambiando le persone. A viale dell’Astronomia è arrivato il nuovo D’Amato. Larizza si è ritirato sull’Aventino del Cnel. D’Antoni potrebbe farsi sedurre da Mastella. Resta immobile soltanto l’uomo di pietra. Ma il vento di solidarità e di amore che stà scatenando il Giubileo della gioventù sarà forse più forte di lui e potrebbe segnare un passo importante verso la fine degli odi e della lotta di classe. Nel mondo nuovo che forse si prepara per la globalizzazione di una fede che ha un appeal universale, la concertazione potrà trasformarsi in collaborazione per obiettivi comuni a tutti. Fine del marxismo? Dopo il muro di Berlino anche le utopie dovrebbero cadere.

Fonte: tratto da "Milano Finanza" del 19 agosto 2000

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