• sabato , 23 Novembre 2024

Chi salverà l’Eurozona

«Li voglio tutti davanti, tutti insieme devono spiegarsi», tuona Guy Verhofstadt. L’ex premier belga, che ora guida il gruppo liberale a Strasburgo, ha convinto l’Europarlamento (di concerto coi Socialisti & Democratici) a inscenare un processo all’Eurozona che si muove e decide senza il coraggio e l’impeto richiesti dai rischi e dalla crisi. Mercoledì pomeriggio ci si aspetta che una maggioranza dell’assemblea Ue metta le capitali sotto accusa, contesti la troppa austerità e la poca crescita, poi denunci il trucco banale – nonchè inutile – del finto aumento del fondo salvastati (Esm). I mercati sono tornati ad attaccare l’Eurozona anche per questo. Gli eurodeputati sono persuasi che i leader dell’Unione abbiano parecchie colpe. E ora lo vogliono dire.
E’ un modo per dare la sveglia dopo una settimana di turbolenze pesanti quanto annunciate, e alla vigilia di una nuova ottava problematica. La speculazione ha rialzato la testa e s’è scatenata contro i più fragili, la Spagna e l’Italia. Entrambi rischiano sbandamenti causa troppo sforzo sulla via del rigore, entrambi potrebbero non centrare gli obiettivi per colpa della poca crescita e delle tensioni, non solo sociali, che la recessione genera in automatico. La fatica di due premier assia diversi, Mariano Rajoy e Mario Monti, è comprensibile, tanto che fonti di Bruxelles suggeriscono che «non sarebbe un problema se l’Ue avesse fatto il suo dovere e avesse le spalle abbastanza larghe». Invece niente. Il muro parafiamme è ancora basso, il piano concordato per il rilancio dell’economia è una macedonia di scelte nazionali,il processo di regolamentazione della finanza va a rilento.
Gli eurodeputati hanno invitato a Strasburgo anche il presidente della Bce, Mario Draghi, e il numero uno dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker. Entrambi i nomi, però, sono per ora sulla lista degli invitati e non su quella dei presenti. La banca centrale, fra l’altro, proprio mercoledì tiene la riunione del board. Il cerino accesso della crisi dell’Eurozona finirà per cento a Commissione e Consiglio, a Barroso come a Van Rompuy, e a Strasburgo c’è chi pensa anche a sfiduciare l’esecutivo, che pure è quella che ha meno colpe. Si deputati cercano il gesto plateale per convincere i leader Ue – un paio in particolare – a un maggiore coraggio.
Anche a sinistra, dove si attende con un misto di scaramanzia e ottimismo la vittoria del socialista Hollande per l’Eliseo, c’è consapevolezza che dopo il voto transalpino i mercati potrebbero attaccare la Francia. Maggio potrebbe essere un mese difficile, se Spagna e Italia dovessero essere tirate dentro una nuova tempesta a colpi di aumento di spread, micidiali per gli effetti sul servizio del debito. «L’Europa deve far vedere che oltre all’austerità, lavora per la crescita», avverte l’eurodeputato Pd, Roberto Gualtieri. E’ ciò che ha in mente Hollande, ma che la Germania (chiamata ad approvare il Fiscal Compact il 25 maggio) non condivide. L’Europa dovrebbe dare un segno sull’Esm, che in tasca ha solo 500 miliardi di euro, contro i mille (di dollari) annunciati. «Un finto fondo», assicura Verhofstadt, che semina nel deserto, visto che persino il Fmi corre verso una ricapitalizzazione scarsa. I conti non tornano, è austerità senza sviluppo, c’è poco da far festa. A meno di non essere trader di una grande banca d’affari.

Fonte: La Stampa del 16 aprile 2012

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