I temi della politica commerciale Usa sono stati appena sfiorati dal presidente Trump durante il suo primo discorso dell'Unione. Per Formiche.net li ha analizzati Giuseppe Pennisi
Economia internazionale
Gli articoli di Economia internazionale pubblicati dai nostri soci sui giornali italiani
L’EUROPA NEL 2018 TRA LEALTÀ, DEFEZIONE E PROTESTA
Non so quanti sappiano che l’economista Albert O. Hirschman, nato nel 1915 in quello che era l’Impero Austro-Ungarico, ha studiato a Trieste, che la sua sorella era la moglie di Altiero Spinelli, che è emigrato negli Usa dove, dopo un importante carriera accademica ed incarichi di peso nel servizio pubblico, è morto nel 2012.
I costi ed i benefici dei regali per Natale e per la Befana
Quali saranno le spese di Natale ed Epifania 2017 in Italia e in Europa? Gli italiani sono terzi tra i top spender europei. Lo conferma la ricerca Deloitte Xstmas Spending giunta alla sua ventesima edizione. Anche quest’anno Deloitte ha effettuato un sondaggio tra oltre 8.000 consumatori di dieci Paesi – compresa l’Italia – per stimarne le spese natalizie.
Cosa cambia per noi dopo la riforma fiscale negli Usa?
Esattamente venti anni fa, in una raccolta di saggi sulla “disoccupazione di fine secolo”, pubblicata dall’editore Bollati Boringhieri, un economista italiano non certo contiguo al centrodestra, e allora vicedirettore generale della Banca d’Italia, Pierluigi Ciocca, aveva, con preveggenza, messo il dito sull’aspetto chiave dell’economia mondiale del ventunesimo secolo: la Vecchia Europa (con una pressione fiscale sul 45%) del Pil è costretta a competere con Usa e Canada (la cui pressione fiscale è sul 30% del Pil) e con Paesi asiatici (la cui pressione fiscale non sfiora il 15% del Pil).
La sfida della brexit comincia solo adesso
Perché occuparsi ancora della Brexit a circa un anno e mezzo dal referendum in cui i britannici hanno espresso la loro volontà di uscire dall’Unione europea e a diversi mesi dall’inizio delle procedure per non fare più parte dell'Ue? In questi mesi si è trattato più volte dei vari aspetti della Brexit.
Anche la Russia ha la sua criptomoneta
Vladimir Putin ha annunciato che la Russia intende introdurre il criptorublo, la moneta elettronica statale. Il Ministro delle comunicazioni Nikolay Nikiforov ha affermato “lo introdurremo per una semplice ragione: se non lo facessimo ora, tra un paio di mesi ci anticiperebbero i vicini della Comunità economica euroasiatica”.
Viva le stelle europee, ma stiamo attenti a non inciampare nei buchi neri.
Si mettano pure tante stelle europee sulle nostre bandiere. Ma facciamo attenzione a quanti vogliono far passare per stelle quelli che in realtà sono buchi neri: in cui finirebbero inghiottiti bandiere, noi e perfin l’Europa. Alcuni buchi neri sono in circolazione da tempo: uno si chiama Transfer Union. “Nicht in meinem Leben”, non succederà finché vivo, aveva detto la Merkel, e noi le auguriamo lunga vita. Non pensava all’AfD, che, se c’era, era fuori dal Bundestag; pensava alla CDU-CSU, che allora era un blocco senza crepe. Mutualizzazione dei debiti, eurobond, fondo di garanzia dei depositi sopra i 100.000 € prima che le nostre banche abbiano ridotto gli NPL e l’esposizione al rischio sovrano della Repubblica, manderebbero a pezzi il consenso che in Germania c’è ancora per l’Europa (e a casa il politico che lo proponesse). Senza contare che c’è un giudice a Karlsruhe.
CAMBIA IL MONDO MA NON IL DOLLARO
Nei giorni scorsi si è tenuta una disputa tra Mohamed El-Erian, Chief Economic Adviser di Allianz e già consigliere di Obama, e Warren Wang, CEO di Interbrand China, una società leader della consulenza economica, sulle implicazioni di un euro forte rispetto al dollaro.
Cosa penso della legge sulla concorrenza
di Giuseppe Pennisi Sono state stappate molte bottiglie di champagne per festeggiare l’approvazione della legge annuale sulla concorrenza. Brindisi meritati perché il percorso è stato lungo ed in salita. E’ durato circa due anni e mezzo e, nel tragitto, si ...
Una lunga estate calda
Siamo nel mezzo di una lunga estate calda. Non con riferimento alle condizioni atmosferiche o climatiche, ma alla situazione politica e ai suoi effetti sull’economia. A fine giugno, il rapporto del Centro studi Confindustria e quello di Assolombarda hanno indicato che si sta uscendo dalla crisi e che la crescita del Pil potrebbe toccare l’1,3%: Dieci anni fa, ciò era considerato come il tasso naturale di crescita di un Paese dalla dinamica demografica e dalla struttura produttiva dell’Italia.