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Cassintegrati e scoraggiati:la disoccupazione è all’11%.

La crisi, ha detto il governatore Draghi, «ha investito con forza la nostra economia, riportandone indietro il prodotto annuo, nel 2009, sui volumi di 9 anni fa» Draghi e Tremonti d’ accordo. Sintonia anche sulla crescita Le previsioni Le stime di Bankitalia per la crescita del Pil, quest’ anno e il prossimo, viaggiano intorno all’1%.Il Governatore della Banca d’ Italia, Mario Draghi, insiste: i senza lavoro in Italia superano l’ 11% delle persone potenzialmente occupabili, come in Francia, più che nel Regno Unito e in Germania. E comunque più del tasso di disoccupazione ufficiale, pari all’ 8,5%, che non comprende, diversamente dall’ altro, i lavoratori in Cassa integrazione e gli «scoraggiati», cioè coloro che non cercano più attivamente un impiego perché disperano di trovarne uno. E ci sarebbe da andare oltre secondo Draghi, perché si potrebbero conteggiare pure i lavoratori «forzosamente occupati a tempo parziale» e non a tempo pieno come vorrebbero. Questa volta dal governo, che dieci giorni fa, col ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, aveva contestato i dati della Banca d’ Italia, non arrivano proteste. Anzi, il titolare dell’ Economia, Giulio Tremonti, presente con Draghi alla celebrazione della Giornata mondiale del risparmio organizzata dall’ Acri, spiazza tutti e si dice d’ accordo, mostrando un’ inconsueta sintonia col Governatore. I dati esposti da Draghi «sono assolutamente condivisibili. Sono stati rimossi alcuni equivoci», afferma il ministro. Il quale però si chiede di «che tipo di lavoro si stia parlando». Perché, aggiunge, da una parte bisogna considerare che in Italia vivono 3-4 milioni di immigrati e dall’ altra che vi sono posti che nessuno vuole, «come rivela una ricerca della Confartigianato». «Stiamo parlando di 400 mila posti di lavoro non accettati» spiega Tremonti, che aggiunge: «Se la prospettiva è il posto fisso in una fondazione la chance di disoccupazione è molto alta». Come lo è se si dice «no grazie» a lavori da «infermiere, meccanico, sarto, apprendista». La condizione del mercato del lavoro «è il tema centrale» ribadisce ancora Draghi, evidenziando come i consumi ristagnino perché «i redditi reali delle famiglie non salgono» e perché vi è una «diffusa incertezza sul futuro». Tra il secondo trimestre del 2008 e il quarto del 2009 il numero degli occupati si è ridotto di 560 mila persone mentre nel primo semestre dell’ anno in corso si è registrata «una debole ripresa», con 40 mila occupati in più. Il lavoro è importante perché «allo sviluppo economico serve il contributo della domanda interna per creare quel circolo virtuoso che da consumi evoluti e investimenti lungimiranti porta a redditi alti e diffusi e ancora a consumi e benessere» aggiunge il Governatore, il quale ricorda come le prospettive per la crescita del Prodotto interno lordo, «quest’ anno e il prossimo, non si discostano di molto dall’ 1%». Nel primo semestre di quest’ anno essa «ha tratto beneficio dall’ aumento delle esportazioni, che stanno ora rallentando». Draghi promuove comunque «la reazione prudente» del governo alla crisi. «L’ integrale realizzazione delle misure incluse nella manovra triennale approvata lo scorso luglio, contenendo gli esborsi correnti e contrastando l’ evasione fiscale, potrà ricondurre l’ incidenza del debito su un sentiero di riduzione». Ma è all’ Europa che occorre guardare. E non solo, come si sta facendo, per le politiche di bilancio. Ma anche per la crescita. «È il fronte su cui verrà saggiata la coesione dell’ Unione: la capacità di promuovere una crescita armonica, sostenuta, durevole, che veda tutti partecipi, anche con regole comuni che analogamente a quanto fatto per i bilanci pubblici, aiutino i Paesi più lenti a intraprendere quelle riforme strutturali che sono loro necessarie per tornare a crescere».Anche Tremonti, che sollecita nuovamente il sistema delle imprese ad ampliare le dimensioni aziendali, fa sentire il tono europeista: «Finalmente abbiamo smesso di parlare con voci singole: adesso c’ è un coro abbastanza intonato. Ai nostri figli si può prospettare un coro europeo di un’ area prospera e ricca per i decenni a venire».

Fonte: Il Corriere della Sera del 29 ottobre 2010

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