Carniti, lei lo avrebbe firmato l’ accordo su Pomigliano? Pierre Carniti, come tutti ricorderanno,è stato segretario della Cisl in uno dei periodi più effervescenti del conflitto sociale in Italia, quello iniziato nel 1969. «Io credo che non bastino le firme, o una vittoria dei sì al referendum, per chiudere questa vicenda. Non c’ è stata una trattativa. La Fiat ha stabilito delle condizioni poi ha detto: “prendere o lasciare”. Più di che di accettazione si può parlare di capitolazione, resa. Ma questo non garantisce l’ azienda nel mediolungo periodo, funzionano le cose che si basano su un consenso reale». Ha sbagliato Marchionne o i sindacati che hanno firmato? O la Fiom che rifiuta? «Diceva Churchill a proposito della guerra Boera: “E’ un disastro, perché tutti hanno qualche ragione”. Marchionne voleva garantirsi rispetto ad alcuni problemi pratici, come l’ assenteismo superiore alla media. Ha ricordato i 1.500 assenti a alle ultime elezioni perché impegnati come scrutatori o rappresentanti di lista. Ma il sindacato non c’ entra: queste cose sono regolate per legge. Ma in fondo si tratta di cose di contorno». Perché, qual è quella centrale? «Quella centrale è che questa vicenda segna l’ inizio della fine per il contratto nazionale. Si illudono quei politici che dicono, come Enrico Letta, «Pomigliano sì, ma non è ripetibile». Non andrà così. C’ era già stato un primo passo del governo, con la detassazione degli straordinari e la tassazione al 100% degli aumenti contrattuali. Ma questo è un vero punto di svolta. Le Confederazioni, invece di litigare come comari facendo il tifo per la loro squadra, dovrebbero aprire un grande dibattito: cosa c’ è dopo il contratto nazionale? Da altre parti vengono delle proposte, il salario minimo garantito, il contratto unico. Non le condivido, ma sono ipotesi. L’ unico grande assente è il sindacato, che appare del tutto afasico. Come si difendono i lavoratori senza il contratto nazionale? Tutto si può cambiare, ma bisognerebbe avere un’ idea di come» Ma insomma, lei avrebbe firmato? «Io ho firmato anche accordi pessimi, come quello Fiat dell’ 81. Può succedere di doversi arrendere, e non volli lasciare Lama da solo. Qui più che firmare, vista l’ assenza di trattativa, avrei preso atto»
Fonte: Repubbluica del 23 giugno 2010Carniti:”Manca un vero consenso, così finisce il contratto nazionale”
L'autore: Carlo Clericetti
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Carlo Clericetti, nato a Roma nel 1951. Laureato in Filosofia alla Sapienza, per quattro anni ha lavorato presso la cattedra di Teoria e tecnica della ricerca sociale a Sociologia. Nel 1980 è stato uno dei vincitori del primo concorso Fieg-Fnsi per borse di studio per l'avviamento alla professione di giornalista. Dopo l'anno di borsa di studio presso Il Messaggero di Roma (allora diretto da Vittorio Emiliani) è stato assunto per il servizio economia. Nel 1986 ha accettato la proposta di passare a Repubblica, che stava per varare il supplemento economico Affari & Finanza (che sarebbe stato guidato da Giuseppe Turani) e ha partecipato alla sua ideazione. Dal 1990 co-responsabile di Affari & Finanza, dal 1998 al 2000 responsabile. Poi passa a Kataweb, prima come direttore delle relazioni esterne e poi, dal 2001, come direttore di Vivacity, il sistema di 30 portali cittadini in joint-venture con Unicredit. Torna in Kataweb come responsabile della sezione economica e poi per tre anni dirige Superabile, il portale Inail sulla disabilità la cui gestione è stata affidata a Kataweb. In seguito torna ad occuparsi della sezione economica on line di Repubblica.it e Kataweb. A fine 2010 lascia Repubblica mantenendo con il gruppo un rapporto di collaborazione e il blog raggiungibile a questo indirizzo: http://clericetti.blogautore.repubblica.it
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