• domenica , 24 Novembre 2024

Cari amici di Scelta civica, andate tutti…in convento

La sede adatta per una salutare opera di espiazione collettiva potrebbe essere un eremo, dove i parlamentari di Scelta civica rivolgessero l’un l’altro la seguente giaculatoria: “Fratello/Sorella, ricordati che devi morire”…
A noi hanno insegnato che gli errori, in politica, dipendono sempre da un’analisi sbagliata. Quando si parla di analisi ci si riferisce ovviamente all’esame dei processi economici e degli assetti politici, alla linea di condotta delle forze antagoniste e a quant’altro si muove e muta in modo interdipendente nel contesto in cui si deve operare.
Oggi – fateci caso – le analisi non si fanno più; forse perché i gruppi dirigenti non ne sono capaci o forse perché, nel caso dell’Italia, il problema del confronto politico era molto semplificato: pro o contro Berlusconi. Le forze politiche agiscono in base ai sondaggi, senza mai porsi il problema del perché l’opinione pubblica reagisca in senso positivo o negativo rispetto alle scelte e al comportamento dei soggetti collettivi che stanno ed operano nel mercato della politica. E’ molto più comodo incolpare l’avversario che non scavare nei propri limiti.
La sinistra, per esempio, ha attribuito a Silvio Berlusconi tutte le possibili colpe e responsabilità. Ma non si è mai posta il problema delle ragioni politiche e sociali del suo successo, salvo attribuirlo alla potenza di fuoco massmediatica, dimostrando con ciò di ritenere che gli italiani siano degli imbecilli appesi ai teleschermi del salotto buono. E quando la sinistra ha ritenuto di sottrarre alla Lega la campagna del federalismo ha dato corso ad una riforma del Titolo V della Costituzione che grida ancora vendetta perché ha largamente contribuito a sfasciare il Paese.
Ma, tornando ai nostri giorni, l’incapacità nel compiere delle analisi (sarebbe meglio parlare della disonestà di non volerne fare una corretta) emerge clamorosa nelle valutazioni che Scelta civica fornisce della propria crisi. Un movimento che in 40-50 giorni di attività riesce a raccogliere il 10% dell’elettorato e che in pochi mesi si riduce al 2%, qualche problema lo avrà avuto e lo avrà.
Eppure, a sentire suoi esponenti, questa slavina è dipesa da un solo dato di fatto: il rapporto con l’Udc (e la presenza di una “quinta colonna” casiniana nel partito). L’ordine di scuderia è talmente vincolante che, anche presi in privato, i “montiani” insistono a fornire la solita versione, denunciando l’azione che i colleghi dell’Udc svolgevano nei gruppi parlamentari allo scopo di mortificare le loro vibranti tensioni riformistiche. Il che – a contare i seggi – è risibile, essendo i perfidi ‘’casiniani’’ quattro gatti in ambedue le Camere.
Ma, se il problema era quello della contaminazione della vecchia politica, verrebbe da chiedersi perché non si sia reciso prima il cordone ombelicale che legava gli indomiti rappresentanti di una società civile che si prende in carico le sorti del Paese (è questa la definizione corretta?) ad esponenti che stavano da tempo sul pezzo. Oggi, Scelta civica si concede ai movimenti, ai gruppi e alle associazioni politiche “nello spirito della massima apertura e laicità di approccio alle questioni” e “per stabilire con essi un rapporto possibilmente continuativo di consultazione sulle materie di natura politica, economica e sociale”.
Esprimiamo l’augurio che l’iniziativa abbia successo e che le anime travagliate di Scelta civica trovino finalmente la pace. Non sarebbe male, però, se il movimento – che ormai ha canonizzato Mario Monti – dedicasse un po’ di tempo all’autocritica. La sede adatta per questa opera di espiazione collettiva potrebbe essere un eremo o un convento, dove i parlamentari di Scelta civica, indossando il saio ed incontrandosi alla mattina per andare a colazione, rivolgessero l’un l’altro la seguente giaculatoria: “Fratello/Sorella, ricordati che devi morire”. Ovviamente dopo aver svolto, appena alzati davanti allo specchio del bagno, gli esercizi spirituali recitando il “polvere sei e polvere diventerai”. Il difetto più grave di questo movimento è la vanagloria dei suoi esponenti.
Forse sarebbe il caso di consumare meno incenso autocelebrativo e di scrivere con caratteri cubitali nel salone di Via Poli la celebre frase di Rino Formica: “La politica è sangue e merda”. Si rassegnino i ‘’montiani’’. E’ così da che mondo è mondo. E a salvarla non sarà un gruppo di ‘’anime belle’’, che pure apprezzano l’amaro sapore del potere anche quando si tratta di spartirsi solo degli strapuntini. Perché, come scopre Candide alla fine delle sue peripezie, si vive sempre nel migliore dei mondi possibili.

Fonte: Formiche.net del 3 dicembre 2013

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