l vertice del G20 La proposta francese: avanti con la tassa sulle transazioni finanziarie.Il nodo degli squilibri.Draghi: bilanci sotto pressione con una nuova crisi. Geithner: più fiducia nella ripresa
Il rischio è di mandare all’ aria i bilanci pubblici. Il governatore della Banca d’ Italia, Mario Draghi, insiste nel sottolineare i possibili disastrosi effetti di una nuova crisi finanziaria in assenza di un’ azione preventiva e di regole efficaci. Le democrazie non possono accettare altre tempeste, aveva detto il giorno prima citando il presidente della Bce Jean-Claude Trichet. «I bilanci degli Stati si troverebbero sotto una pressione enorme» ha ribadito ieri al convegno di Eurofi prima dell’ avvio delle riunioni – una cena di lavoro all’ Eliseo – del vertice tra i ministri delle Finanze e i governatori delle banche centrali dei Venti paesi più ricchi del mondo. I cittadini non possono essere più chiamati a pagare per i salvataggi delle banche, ha spiegato sollecitando di completare «al più presto» la riforma della Finanza. Parlando d’ Europa ha ribadito la necessità di una «più efficace governance economica», comprese «norme più rigide sui bilanci, sorveglianza più ampia sugli squilibri macroeconomici e un efficace meccanismo per la gestione delle crisi». Un invito questo a criteri semi-automatici che si collega alla ricerca di un accordo in sede G20 degli indicatori da adottare per identificare e mettere sotto controllo i grandi squilibri globali esistenti nel mondo. Quelli che sono alla base della ripresa economica «a due velocità», ribadita ieri dal Fondo monetario, delle tensioni tra le monete e più in generale delle incertezze che pesano sulla crescita. «I mercati mostrano una giustificabile e crescente fiducia nella ripresa mondiale, ma è necessario mantenere alta la guardia sugli squilibri», ha affermato il segretario del Tesoro Usa, Tim Geithner per il quale comunque «l’ Europa sembra fare maggiori progressi sul fronte delle riforme finanziarie». Quanto ai criteri da adottare per mettere sotto controllo e correggere gli squilibri, già individuati nel G20 di Seul di novembre – i saldi di partite correnti compresa la bilancia commerciale; il tasso di cambio effettivo e le riserve valutarie; i conti pubblici e cioè il rapporto sul Pil di deficit e debito; il risparmio privato – la strada verso un primo accordo auspicato dai padroni di casa francesi è stata ieri bloccata dai paesi emergenti, i cosiddetti Bric (Brasile, Russia, India e Cina) a cui si è aggiunto il Sudafrica che si sono messi di traverso. «Rifiutiamo regole generali di regolamentazione dei flussi di capitali» ha dichiarato per tutti il ministro brasiliano delle Finanze, Guido Mantega, spiegando il no sui due primi parametri, partite correnti e cambio, contestato soprattutto da Pechino. «Per ridimensionare il surplus commerciale impiegheremo come minimo dieci anni» , ha affermato il governatore cinese Zhiou Xiaochuan. Sull’ altro fronte Berlino ha fatto sapere che è contraria a spezzettare gli indicatori mentre gli Usa con Geithner sono tornati a sollecitare il «riallineamento» valutario da parte dei paesi emergenti e cioè l’ apprezzamento dello yuan cinese. Toccherà a ministri e governatori negli incontri di oggi superare i contrasti. Il coordinamento dei paesi è «un dovere» perché se dovessero prevalere gli interessi nazionali allora «sarà la morte del G20», ha avverto Nicolas Sarkozy che ieri ha ricevuto i partecipanti al summit all’ Eliseo (mancava il ministro dell’ Economia, Giulio Tremonti arrivato in ritardo per aver partecipato a Roma all’ incontro bilaterale con la Santa Sede). Con l’ occasione Sarkozy ha rilanciato la proposta, già accantonata dal G20, di una tassa sulle transazioni finanziarie.
Brasile e Cina dicono no ai paesi ricchi
Commenti disabilitati.