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Borse fredde sul nuovo allarme. Spread, tuffo sotto quota 400

È solo la conferma di stime diffuse qualche giorno fa,ma preoccupa ugualmente. I due anni di recessione previsti per l’Italia dagli economisti del Fondo monetario, bruciano anche se i mercati, per fortuna, hanno ignorato l’analisi che penalizza il nostro paese rispetto ai maggiori partner europei. Soprattutto perché alle cifre l’Fmi continua ad affiancare i richiami per le riforme strutturali, che peraltro sono state avviate, ed evoca il pericolo che l’Italia non possa farcela con le proprie forze ad uscire dalla crisi del suo debito sovrano. Esattamente il contrario di quanto stanno dicendo il premier Mario Monti e il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco che cioè l’Italia è in grado di fare la sua parte, senza aiuti esterni e comunque non di quelli del Fmi. In realtà ieri gli esponenti del Fondo hanno cercato di correggere il tiro. «Non ho mai detto che l’Italia non può farcela da sola» ha precisato Carlo Cottarelli, il capo del dipartimento Affari fiscali, che pur vivendo all’estero da anni, non ha alcuna voglia di schierarsi contro al suo paese. Serve ampliare il firewall europeo, il muro antifuoco o anticrisi, ha ripetuto comunque il capo economista di Washington Olivier Blanchard facendo eco al direttore generale Christine Lagarde. La quale lunedì ha esortato con forza i paesi europei, Germania in testa, ad aumentare le risorse del Fondo salva- Stati. Una presa di posizione apparsa a molti un po’ eccessiva che denuncia comunque la voglia di Lagarde, e del Fmi, di rafforzare il suo ruolo politico nella scenario internazionale. Anche a costo di esagerare. Come è successo in settembre con l’allarme partito dall’organizzazione di Washington su un presunto enorme fabbisogno di capitale delle banche europeo (poi dimezzato) che ha determinato l’esercizio dell’Eba e tanti problemi sul mercato. Un mercato su cui la bonaccia dei giorni scorsi ha lasciato il posto ad un ritorno di nervosismo tra gli investitori, preoccupati per gli incerti esiti del negoziato sulla ristrutturazione del debito greco e per i pericoli di contagio al Portogallo ipotizzati dalla solita S&P che ieri ha anche declassato lemaggiori banche francesi (si è salvata solo Bnp Paribas). Il risultati sono stati l’indebolimento dell’euro a 1,30 dollari, la chiusura in negativo delle Borse europee con l’eccezione, questa volta, di Piazza Affari che ha segnato un progresso dello 0,14%, e l’estrema volatilità dei rendimenti dei titoli pubblici col Btp decennale che dopo aver suscitato entusiasmi in apertura di contrattazioni calando al 5,99%, è risalito al 6,17%. Lo spread con il Bund tedesco di uguale durata era addirittura sceso sotto quota 400 punti (399 punti base secondo Reuters) tornando in chiusura a 417,5. Un livello ancora tranquillo rispetto alle punte toccate solo qualche giorno fa ma in recupero rispetto a lunedì. Ora si aspetta di vedere come gli investitori accoglieranno le aste di titoli —Bot,Ctz e Btp— di fine mese. Le banche italiane, comunque, ha confermato il presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari saranno tra i compratori grazie alla liquidità ottenuta dalla Bce.

Fonte: Corriere della Sera del 25 gennaio 2012

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