«Come si muoverà il mercato immobiliare? Siamo o non siamo allo sboom degli immobili? Quali immobili rischiano di sboommare (prime o seconde case)? Solo in Italia o anche in altri Paesi? Che facciamo: vendiamo o conserviamo?» Sono le domande di attualità che dovremmo porre ai lettori, soprattutto perché lavvenire è nel loro comportamento di domani. Purtroppo non abbiamo mezzi e organizzazione per questi sondaggi che dovrebbero farsi, tra laltro, su base internaziona-le. Non ci resta che dire la nostra per indurre i lettori a riflettere e agire di conseguenza. Il boom o la bolla immobiliare come si suol dire oggi, affonda le sue radici nel basso costo del danaro prati-cato ormai per anni nel mondo occidentale dopo la fine del boom borsistico dal 2000. Secondo stime di un settimanale britannico (che non cito perchè sputa troppe sentenze e non merita pubbli-cità) laumento nellultimo quinquennio del valore del patrimonio immobiliare residenziale (calcolato a 70mila miliardi di dollari a fine marzo scorso) sarebbe stato di 30mila miliardi di dollari (circa 75%). Nulla di “reale” dietro laumento dei prezzi immobiliari, ma tutto “monetario” e, cioè, il basso prezzo del danaro praticato da governi e banche centrali per sostenere la congiuntura in calo. En-trambi – per tradizione socialista – si preoccupano solo dei prezzi al consumo, trascurando i prezzi dei beni-capitale e titoli rappresentativi. Questa politica ha provocato una forte espansione della liquidità del pubblico come ricavo di disinvestimenti da azioni allinizio e poi da obbligazioni (a me-dio-lungo termine per insufficiente rendimento) e, infine, un basso costo dei mutui ipotecari pratica-ti dalle banche (sia pur con la clausola di revisione, ed è qui che si nasconde per i neo-proprietari una delle fregature). Sono due anni che, negli Stati Uniti – anche di fronte al crescente disavanzo pubblico che sospinge i consumi americani ed accresce il deficit corrente con lestero colmato con lindebitamento verso lestero – Greenspan ha cambiato registro ed aumenta gradualmente e len-tamente i tassi dei finanziamenti della Fed alle banche (Federal Funds). Oggi essi hanno raggiunto il 3,75% a fronte del 2% che continua ad essere praticato dalla Bce, giustificandolo con la bassa congiuntura europea. Nella convinzione che il valore degli immobili residenziali fosse molto basso, il boom immobiliare americano si è andato diffondendo non solo in Eurolandia, ma anche per le case nuove nelle grandi città della Svizzera, ad esempio, dove il costo del danaro è sempre stato basso. Queste cose riguardano essenzialmente i Paesi ricchi (Italia compresa, se Prodi lo permet-te) e da esse si possono dedurre risposte alle prime domande. 1) Il boom immobiliare continuerà sino a quando il danaro costerà poco: allestero e in Italia. Ma sarà solo un rafforzamento del dolla-ro che potrà decidere la Bce a rincarare i suoi tassi. Il maggior aumento dei prezzi al consumo ar-monizzati di settembre (+2.5% in Eurolandia) non è stato sufficiente a smuovere le acque, perché influenzato dallulteriore rialzo del petrolio. Lo sarà dalla maggiore inflazione della spesa pubblica in Francia, Germania e Italia. 2) I rincari immobiliari continueranno sinchè la gente spererà di gua-dagnarci ancora (il mercato ha sempre spennato gli ultimi arrivati). Sa-ranno probabilmente i politi-ci a decretare la fine del boom se comince-ranno a sopratassare la proprietà immobiliare, non fos-se altro che con migliore lotta allevasione (da noi: 30% ai Comuni) e non consentendo riduzioni di valore catastale per deperimento da assenza di ammodernamenti. Minore è il rischio che si sovra-tassino le compravendite, perché le corporazioni e le lobbies degli immobiliaristi si sono rafforzate in proporzione ai loro guadagni. Comunque, lItalia si differenzierà dagli altri Paesi se alle elezioni del 2006 vincerà lUnione, dove non si fa mistero sulla politica di supertassazione dei patrimoni, punto chiave dellaccordo Prodi-Bertinotti. Quelli visibili, come gli immobili, saranno i soli che non potranno sfuggire. Purtroppo si avrà la solita assurdità di tassare manifestazioni di ricchezza (compravendite, aumenti di prezzi ecc.) dove i guadagni degli uni hanno contropartita in perdite di altri, anziché la creazione di ricchezza nuova.
Fonte: Il Giornale di Brescia del 25 ottobre 2005Boom immobiliare, sono i bassi tassi a fare alti i prezzi
Ottobre 25th, 2005
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L'autore: Livio Magnani - Socio alla memoria
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