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Bce, Parigi vuole un posto “Due italiani sono troppi”

Il presidente francese al telefono con Berlusconi.
Il presidente francese, Nicolas Sarkozy non ha dubbi sul fatto che l’ Italia «manterrà la parola». Quella presa in occasione del vertice di Roma del 26 aprile quando fu annunciato il sostegno dell’ Eliseo alla candidatura del governatore della Banca d’ Italia Mario Draghi alla presidenza della Bce al posto di Jean-Claude Trichet. E cioè che l’ Italia metterà a disposizione di un rappresentante d’ oltralpe il posto nel board della Banca centrale europea attualmente occupato da Lorenzo Bini Smaghi. Al quale il premier Silvio Berlusconi giovedì ha chiesto di «fare un passo indietro», di dimettersi «spontaneamente e responsabilmente» nell’ interesse del Paese. L’ appoggio della Francia a Draghi, che dovrà essere nominato al vertice di Eurotower dal Consiglio europeo il prossimo 24 giugno non viene messo in discussione ma «due italiani su sei componenti del comitato esecutivo non sarebbe una soluzione europea», ha detto Sarkozy nel corso della conferenza stampa al termine del bilaterale di Berlino. Perché «la Francia è un grande Paese e come tale deve essere rappresentata nel vertice dell’ Istituto di Francoforte». E perché «le carriere delle persone, pur essendo appassionanti, sono meno importanti dell’ interesse generale» ha aggiunto il presidente francese. Il quale ha ricordato «la regola non scritta che ciascuno conosce bene e che è nell’ interesse della Bce di vedere rappresentati nel board di sei membri i grandi paesi» come la Francia appunto. È una questione «di buon senso», ha sottolineato infine Sarkozy. Che si è affiancato così a Berlusconi nel pressing su Bini Smaghi perché lasci in anticipo di due anni (la scadenza è nel 2013) il suo incarico a Francoforte. Un’ insistenza questa che comunque può fare poco senza la disponibilità dell’ interessato perché, come è tornata a ribadire ieri la Banca centrale europea, i componenti del board prendono le proprie decisioni «in piena autonomia». Sono nominati per otto anni, e nessuno, tantomeno i governi, possono costringerli a dimettersi. Ne va dell’ indipendenza della Bce, sancita dai trattati europei e dallo statuto. Berlusconi e Sarkozy comunque andranno avanti. Nel corso di una «cordiale telefonata» in vista del Consiglio europeo della prossima settimana il premier ha voluto riconfermare l’ impegno italiano a fronte del sostegno della Francia alla nomina di Draghi, ribadendo l’ intenzione di favorire il passo indietro di Bini Smaghi per mettere a disposizione dell’ Eliseo il posto nel comitato esecutivo della Bce. Berlusconi, come rileva una nota di Palazzo Chigi, «ha inoltre condiviso» le dichiarazioni di Sarkozy e, «nel pieno rispetto dell’ autonomia della Banca centrale, entrambi hanno ribadito l’ opportunità di confermare anche per il futuro l’ equilibrio nella composizione del comitato della Bce». La soluzione della delicata situazione sta quindi nelle mani di Bini Smaghi e nella sua voglia o meno di assecondare i desiderata dei due governi. Il banchiere fiorentino per ora non si esprime, continua a seguire la sua agenda di appuntamenti e di interventi propri di un esponente di spicco della Bce, e non sembra intenzionato a cambiare rotta nell’ immediato. Soprattutto in assenza di una prospettiva di un incarico alternativo, prestigioso come la poltrona di governatore al posto di Draghi.

Fonte: Corriere della Sera del 18 giugno 2011

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