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Banche tedesche, prestatrici incaute

Sono state loro che hanno ingozzato di crediti la Grecia. Tocca a loro ristrutturare il debito.La Germania può uscirne fuori ma con costi enormi
Adam Posen, economista, ha solo 46 anni. Da tempo, da quando scrivevo i miei primi saggi, leggevo i suoi articoli ritenendoli molto originali e intelligenti, provocatori ma con un senso spiccato delle dinamiche geopolitiche e sociali. Forse per questo, malgrado sia cittadino statunitense, è stato prescelto ed ha svolto per tre anni il ruolo del consigliere indipendente all’interno del Consiglio della Banca centrale d’Inghilterra in un momento di fase delicatissima del ciclo mondiale, ponendosi come il membro più attento alle dinamiche reali dell’economia ed argomentando come la lotta all’inflazione fosse molto meno rilevante in questo contesto così depresso. Piano piano gli altri consiglieri si sono avvicinati alle sue posizioni ma, sostiene Posen, troppo poco e soprattutto troppo tardi, non capendo di essere alle prese con una crisi unica e di dimensioni insolite, in cui la politica economica, con i suoi errori, ha agito come benzina sul fuoco per alimentare e far crescere la recessione. Ora il suo mandato è terminato. La sua intervista, rilasciata pochi giorni prima del suo rientro negli Stati Uniti nel think tank di provenienza, merita di essere tradotta per le cose che dice con grande serenità e soprattutto sincerità sugli errori commessi e che continuiamo a commettere, specie nell’approccio alla crisi dell’euro. Non è un reazionario, è «solo» (stato) un membro della Banca d’Inghilterra.
Ne ho tradotto solo alcuni tra i punti rilevanti, ma merita di essere letta in toto.
Il giornalista domanda: Il suo Governatore, Mervyn King _ decise, nel 2010, cioè nel momento più cruciale della recente storia politica inglese, quando il governo si stava formando, di dare un sostegno pubblico quanto mai esplicito all’idea del ministro dell’Economia George Osborne’s di eliminare il deficit strutturale nel Regno Unito all’interno di una singola legislatura. King disse «Sono molto felice che vi sia un chiaro e inequivocabile (binding) impegno per accelerare la riduzione del deficit».
Adam Posen risponde: Come ho già detto ufficialmente nel novembre del 2010 in Parlamento, mi sono opposto, all’interno della Banca, a questo suo tipo di affermazioni. E’ dai primi anni di questo secolo che affermo che non solo la Bank of England, ma anche la Fed Americana e la Bce non hanno nessuna ragione di fare commenti in prossimità dei periodi elettorali. Non devono commentare la politica fiscale. Guardi come la Bce sta minacciando la Spagna e l’Italia. Io non credo che individui non eletti che svolgono un ruolo ufficiale dovrebbero fare ciò.
D. Pensa che essenzialmente i keynesiani abbia vinto la discussione sulla politica economica?
R. Beh, i keynesiani hanno avuto tutta l’evidenza dalla loro parte e, di fatto, hanno avuto ragione, l’ho detto in svariati discorsi pubblici. Non hanno però vinto sul cosa fare, che è un triste dato di fatto sullo stato della politica negli Stati Uniti, Europa e Regno Unito, perché l’evidenza c’era. Tutte le cose che ci disse Keynes, che i tassi d’interesse rimangono bassi quando manca la domanda del settore privato, che i governi non dovranno temere le reazioni dei mercati finanziari quando questi sono preoccupati quanti i primi per la mancanza di crescita e non sanno cosa fare con la moneta che hanno. Quando sottraete o aggiungete stimoli fiscali, c’è un moltiplicatore maggiore di 1. Tutte queste cose le aveva dimostrate Keynes e le ha dimostrate la recente crisi britannica, come in Giappone, quando studiai la loro crisi negli anni Novanta. _ Io non so perché continuiamo a dibattere su queste cose, ma forse la gente ha ideologie da perseguire.
D. Pensa che alla fine_ la Grecia lascerà l’Europa?
R. Credo due cose. Primo, che è nell’interesse stesso della Germania, non solo l’interesse idealistico di politica estera, ma anche commerciale ed economico, di ristrutturare veramente il debito che altri paesi gli devono. Questa situazione è l’immagine allo specchio di quanto avvenne in Germania dopo la prima guerra mondiale quando gli Stati Uniti imposero il Trattato di Versailles.
D. Ma così i tedeschi non subiranno un colpo duro?
R. Parlo dei creditori tedeschi che hanno sbagliato a prestare a tutti questi paesi. Questi debitori dovevano prendere a prestito da qualche parte. E’ stata una decisione del governo tedesco e della banche austriache ed olandesi di prestare a questi paesi e imprese affinché acquistassero export tedesco. La Germania ha gestito, come i prestatori di mutui subprime negli Stati Uniti, uno schema nel suo proprio interesse. E quindi bisogna ristrutturare il debito, senza farlo pesare tutto su chi ha preso a prestito _
D. Ma l’Economist sostiene che Angela Merkel sta per arrivare alla decisione, guardando a tutti i lati dell’equazione, che sia meno rischioso per il lungo termine supervisionare una rottura dell’area dell’euro che continuare su questo sentiero.
R. E ciò sarebbe una scelta veramente sbagliata da parte di chiunque abbia a cuore gli interessi tedeschi. La valuta tedesca schizzerebbe verso l’alto, le relazioni commerciali della Germania sarebbero interrotte, le banche tedesche entrerebbero a far parte della lista di quelle da salvare. Aumenteremmo gli incentivi a comportamenti sbagliati, rafforzando una interpretazione assurda in Germania che in qualche modo era moralmente giusto aver pagato nulla i loro lavoratori per anni così da raggiungere un vantaggio competitivo rispetto ad altri paesi .
D. Ma alla fine conta la democrazia e non solo l’economia. Se i tedeschi non sono disposti a tollerare questi sacrifici che lei suggerisce, non è fattibile.
R. Io le sto parlando di tutti i sacrifici che dovranno subire se_ Se invece effettuassero una ristrutturazione del debito appropriata, certo il loro settore bancario avrebbe delle perdite, che dovrebbe recuperare, ma la storia finirebbe lì. Il commercio, l’export, continuerebbero e le perdite sarebbero molto minori, ci sarebbe stabilità politica, la valuta non si apprezzerebbe in maniera ridicola, le banche
D. Forse ha ragione, ma i tedeschi potrebbero non crederle. Un’ultima domanda sull’Europa: Mario Draghi ha detto durante tutta l’estate che la Bce farà tutto quanto è necessario per assicurare la stabilità nell’eurozona. È credibile?
R. Io mi auguro che lo facciano subito se è questo che vogliono fare. Il problema, per me, e ritorno alla questione politica e dalle mia diversa visione rispetto al Governatore della Bank of England, King, sul ruolo dei banchieri centrali, è che io non credo che la Bce abbia alcun titolo per dire che ci sono rischi sull’eurozona. Così facendo, minano la stabilità dell’eurozona e dell’economia mondiale. La Bce dovrebbe intervenire per gestire questi problemi. Un’ultima cosa_ Io non voglio che Mario Draghi prenda le decisioni. Angela Merkel è perfettamente libera di farlo. È stata eletta. Ha tutto il diritto di dire che non salverà quei paesi. Tutto quello che dico è che, dal punto di vista economico, sarebbe una ferita auto-inflitta di dimensioni enormi alla Germania. Mi auguro che spieghi la verità alla sua gente invece che giocare con loro.

Fonte: Italia Oggi 1 settembre 2012

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