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Audizione Prof. Paolo Savona presso Camera dei Deputati del 5 dicembre 2013

La via politica, quella della pace e fraternità tra i popoli, ha esaurito la sua spinta, semmai avesse avuto una vera e propria chance d’essere percorsa fino in fondo per la eterogeneità dei fini (il Regno Unito non ha mai voluto l’unificazione politica, la Francia la voleva in funzione antiamericana e la Germania in funzione della sua riunificazione; solo l’Italia era illuministicamente favorevole)
La via economica è stata deviata dal suo naturale percorso, perché l’obiettivo dello sviluppo oggetto di tutti i Trattati (a cominciare dalla dettagliata esposizione all’art. 2 del TUE) si è tramutato in obiettivo di stabilità. La promessa di crescita (il documento Delors scritto dall’italiano Cecchini su “Il costo della non-Europa”), che muoveva da un saggio positivo anche se non brillante, si è tramutata in insensibilità alla depressione, di cui l’Italia porta ora le stimmate.
Non resta che la via giuridica di tutela degli interessi nazionali, la stessa intrapresa dalla Germania, che consiste nel chiedere il rispetto dell’oggetto dell’accordo (lo sviluppo), il ritorno al metodo sanzionatorio, più elastico, abbandonando quello del divieto, più rigido, riportando le decisioni nella legittimità, abolendo il regolamento 1466/97 che, in qualità di norma di ragno inferiore, non può modificare il Trattato, norma di rango superiore.
Sono conscio che impostare il semestre italiano su queste basi, pur doveroso, è destinato all’insuccesso, ma un preambolo che contenga siffatta diagnosi e terapia sarebbe auspicabile.
Potrebbe caratterizzare invece il semestre a guida italiana se si proponesse
1. la nascita di una scuola europea, l’unica che potrebbe recuperare, nel giro di poche generazioni, un “sentire comune” che recuperi la volontà di procedere in direzione dell’unione politica. Stessi programmi, con una sola materia “nazionale”, scambio di insegnanti e libera circolazione dei giovani da una scuola all’altra, secondo regole oggettive di partecipazione.
2. Una rapida conclusione degli accordi di TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) per la conclusione di un’area di libero scambio di merci, servizi e capitali sotto condizione di un parallelo accordo monetario tra il dollaro e l’euro per la stabilità dei cambi, senza il quale quest’area sarebbe sottoposta alle fluttuazione di valore del dollaro e nuovamente frammentata. Sarebbe l’attuazione di una indispensabile riforma della BCE per vie diverse da quelle solitamente usate.
3. La costituzione di un Foreign and Security Council di specialisti indipendenti per fornire un rapporto alla Commissione e ai Governi sul ciò che l’Unione Europea può fare di più per migliorare collettivamente le sue relazioni internazionali e la sua sicurezza.
Queste tre iniziative amplierebbero il dibattito sui tre temi iniziali e richiamerebbero l’attenzione sulla più importante iniziativa del momento: la creazione di un’area di libero scambio USA-UE a cambi stabili.

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