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Atene non firma, salta l’Eurogruppo

La crisi greca è ancora senza soluzione. Ieri il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Junker ha deciso di cancellare, trasformandola in un dibattito in teleconferenza, la riunione dei ministri finanziari dei 17 paesi dell’eurozona convocato proprio per varare il pacchetto di aiuti chiesto dal governo di Atene. «Mancano le condizioni» ha fatto sapere il premier lussemburghese spiegando che non ci sono ancora i tagli di bilancio per 325 milioni di euro nonché l’impegno scritto dei leader dei due partiti che sostengono la coalizione di governo, il Pasok (socialisti) e Nea Democratia (conservatori) ad attuare il piano di austerità anche dopo le elezioni di aprile. Sui mercati però, seppure lentamente, le tensioni si stano sciogliendo. E soprattutto sembra essere girato il vento per i titoli di Stato italiani che sono usciti fuori dall’occhio del ciclone. «Abbiamo forse superato il momento più difficile», ha detto ieri il premier Mario Monti annunciando di avere invitato in Italia la cancelliera tedesca Angela Merkel per venerdì 17. «Non sono superstizioso» ha aggiunto con una battuta. Non è difficile immaginare che nei colloqui verrà affrontata la situazione greca, ma anche e di più i progressi dell’Italia che i mercati iniziano a riconoscere.
Come dimostrano i risultati dei collocamenti di titoli in asta, sempre più positivi per il Tesoro, e la riduzione graduale dello spread dei Btp con Bund tedeschi. Dopo i Bot anche i Buoni del tesoro poliennali, ieri, hanno fatto registrare un calo dei tassi: di fronte ad un’ offerta di per 6 miliardi di euro la domanda ha raggiunto i 9,2 miliardi di euro. Il rendimento dei triennali, offerti per 4 miliardi, è sceso al 3,41% dal 4,83% di gennaio, ai minimi dal marzo del 2011, cioè da quasi un anno. Mentre quello delle più piccole tranche di quinquennali (685,6 milioni) e di decennali (1,3 miliardi) si è attestato rispettivamente al 3,77% e al 4,26%. Sulla scia di questi dati l’euro è tornato sopra quota 1,32 dollari e lo spread tra Btp decennali e Bund tedeschi della stessa durata, che aveva aperto prossimo a quota 380, è sceso a un minimo di seduta di 360 punti per poi risalire a 367, sui livelli del giorno prima. Una risalita dovuta essenzialmente al calo dei tassi dei Bund, scesi all’1,90%, visto che quelli del Btp sono diminuiti al 5,57%. «Non vedo perché l’Italia dovrebbe essere considerato un paese meno stabile della Germania», ha detto ancora ieri Monti spiegando di non voler «mettere limiti diversi dallo zero all’ambizione in materia di spread» anche se «saranno i miei successori a vederlo».
In ogni caso sui mercati, comunque condizionati dai timori per le vicende di Atene, ha influito pochissimo («il mercato non ha neanche battuto ciglio» ha detto Monti) il declassamento del debito sovrano dell’Italia e di altri cinque paesi del Vecchio continente deciso lunedì notte da Moody’s che ha lasciato il paese in serie A e che ha finalmente chiuso gli esami delle tre agenzie internazionali di rating. Le Borse sono state però nervose con Piazza Affari che, unica, ha chiuso in positivo dello 0,1%. Francoforte ha perso lo 0,35%, Parigi lo 0,43%, Londra lo 0,37%, Madrid lo 0,3%.
Sull’Italia infine continuano a pesare le preoccupazioni per «il basso potenziale di crescita» e per la «competitività che ha subito un deterioramento significativo a partire dagli anni 90», come ha detto Olli Rehn, commissario Ue agli Affari economici e monetari, presentando il rapporto Ue sul Meccanismo di allerta per la correzione degli squilibri macroeconomici.

Fonte: Corriere della Sera del 15 febbraio 2012

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