• sabato , 23 Novembre 2024

Arriva l’euroesame per Monti

Arriva il tempo dell’esame europeo per Mario Monti. «Il programma nazionale dell’Italia sarà esaminato dai ministri economici Ue nel Consiglio del 12-13 marzo», annuncia Jean-Claude Juncker, presidente dell’Eurogruppo. E’ una tappa prevista dalla procedura di coordinamento delle politiche economiche, il “semestre europeo”. Ciò non toglie che si tratti di un passaggio importante, il momento in cui il governo deve verificare la compatibilità delle riforme e degli interventi sui conti pubblici con gli obiettivi di risanamento e rilancio presi con Bruxelles. «L’Europa può tornare a crescere a fine anno – ha dice il capo della Commissione, Josè Manuel Barroso -. Tuttavia ognuno deve favorire il crearsi delle condizioni».
Il mantra dell’Unione è un inno alla crescita, da inseguire con il riequilibrio finanziario, e al tempo stesso «con provvedimenti concreti» per lo sviluppo. Il complesso tema sarà al centro del vertice dei capi di stato e di governo dell’Ue che si apre oggi a Bruxelles. «Una discussione di ampio respiro», annunciano fonti del Consiglio, dove è stato preparato un documento di riflessione sulla competitività dei Ventisette. Si tratta di «fissare le priorità nazionali» in vista della presentazione a Bruxelles, questa primavera, delle leggi finanziarie per coordinarle coi partner.
Dal testo, di cui “La Stampa” ha avuto una copia, l’Italia emerge con una storia di ossa parecchio rotte. Non andiamo male dal punto di vista del deficit, gli obiettivi appaiono in questo momento raggiungibili. Il problema è la spesa non virtuosa. Colpisce la crescita quasi piatta degli investimenti pubblici per Ricerca & Sviluppo negli ultimi cinque anni (dato 2011): peggio di noi Bulgaria, Ungheria e Lituania. E pesa il conto per le pensioni che ci vede fra i peggiori, anche se non comprende le azioni recenti che il premier Monti potrà illustrare stasera.
L’analisi dice che, nel complesso dell’Ue, sui bilanci sono «stati fatti dei progressi, ma data la posizione fiscale di alcuni paesi, il risanamento deve essere perseguito al più presto». In parallelo, occorrono delle politiche di tassazione favorevoli alla crescita. Significa ridurre le imposte distorsive; allargare la base impositiva; limitare le tasse sul lavoro, che in Italia erano (2010) le quarte più altre dell’Ue, in crescita se paragonate al 200; migliorare la raccolta del gettito e la lotta al sommerso, contesto che attribuisce a Roma il 10° posto Ue per l’economia in nero e il primo fra le capitali dell’Europa occidentale.
Quanto a efficienza, siamo un disastro. Il Consiglio invita tutti a intervenire sui settori blindati, rimuovendo le restrizioni di accesso servizi e commercio. «L’Italia s’è impegnata», rivela il documento. Vero. Peccato che subito dopo siano serviti due grafici drammatici, uno del Fmi (2010) secondo il quale si afferma che la competitività dei nostri prodotti batte solo quella greca, l’altro della Banca Mondiale (2011) che ci classifica terzultimi nell’efficacia complessiva del sistema, davanti a Bulgaria e Romania. L’indice, fra le altre cose, considera l’indipendenza dalla politica e la credibilità dei governi.
Per il lavoro il Consiglio Ue auspica la revisione dei meccanismi di determinazione dei salari, una maggiore mobilità geografica del lavoro e la restrizione dei prepensionamenti. Monti lo sa, così non si sorprenderà davanti al grafico secondo cui il costo del lavoro da noi è cresciuto più di tutti in Europa dal 2000 (+40%). La posizione di fondo nell’età pensionabile indica che l’ultima tabella è vecchio. E che il premier dovrà parlare a lungo per convincere i partner che l’Italia ha effettivamente imboccato una strada che chiude col passato.

Fonte: La Stampa del 1 marzo 2012

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