• venerdì , 27 Dicembre 2024

Arriva il bollino Spinelli

I federalisti certificheranno le leggi dell’Ue per arginare la deriva intergovernativa. Intanto la Ashton si occupa solo di commercio e snobba il dossier Battisti. Thick as a BRIC?
Premessa
Cesare Battisti è un pluriomicida e pluricondannato che si è scappato in Francia e poi in Brasile per evitare la galera. La Giustizia transalpina come quella carioca hanno autorizzato l’estradizione. Il presidente Lula l’ha rifiutata affermando che in Italia il detenuto potrebbe non essere al sicuro. Roma ha chiesto all’Europa sostegno politico, perché mettere in dubbio il sistema di un paese equivale a mettere in dubbio quello complessivo. Anche il parlamento europeo, sebbene con un voto non cristallino, ha chiesto a Commissione e Consiglio di dare una mano alla Giustizia.
Oggi la signora Ashton, rappresentante per la politica estera Ue, membro della Commissione e del Consiglio, incontra il ministro degli esteri brasiliano. Si parlerà di rapporti bilaterali e di intesse commerciali. La portavoce della britannica afferma che non si parlerà del caso Battisti perché è una questione bilaterale. Thick as a BRIC!.
E ora una notizia per gli affezionati “Foby and the Gang”.
Lo chiamano «bollino Spinelli», vogliono vederlo diventare il marchio di qualità federalista per l’Europa e le sue strategie. «E’ questo il momento!», assicura Guy Verhofstadt, l’ex premier belga che guida il gruppo liberaldemocratico del Parlamento a dodici stelle. In effetti, concede, viviamo tempi in cui il binomio francotedesco imbriglia l’Unione, stimola pulsioni intergovernative e taglia le gambe al metodo comunitario. Le intese a due «sono una pessima notizia», assicura, mentre l’omologo verde Daniel Conh-Bendit annuisce e propone un quesito molto semplice: «E se non ora, quando?»
La risposta è nella domanda. Dall’autunno lo «Spinelli Group» cerca di rimettere benzina nel motore della dottrina federalista ispirata dall’italiano che, esiliato a Ventotene durante l’ultima guerra, fu tra i firmatari del Manifesto per un’Europa libera e unita. Lo guida un comitato formato da 37 figure di peso, non necessariamente politici, non necessariamente europei. Si va dal padre dell’euro Jacques Delors all’economista indiano Amartya Sen, passando per Romano Prodi e Mario Monti. Verhofstadt e Cohn-Bendit sono quelli che ci mettono la faccia.
Insieme, precisando che «vanno d’accordo sui principi ma non sempre sulla sostanza», il liberale e il verde parlano del «bollino Spinelli» come di un acceleratore di federalismo e, dunque, di una soluzione per i mali di un Europa sfrangiata. Quando la Commissione o uno stato emaneranno una legge rilevante nel quadro comune, il gruppo la esaminerà in tre fasi, valutandone il contenuto democratico, l’adesione al metodo comunitario secondo cui si fa insieme tutto ciò che è bene e possibile, infine per la spinta che offre in termine di maggiore integrazione continentale.
«Diremo se va bene o no – spiega Verhofstadt -, e se va bene le daremo il bollino». Il Gruppo Spinelli organizzerà anche dei vertici ombra per discutere in chiave federalista l’agenda dei Ventisette: s’inizia il 22 marzo, prima del summit dei leader. Lo sostengono 90 eurodeputati, «ma saliranno a 250». Con un terzo dell’euroassemblea nella rete riformista, sperano di bloccare di chi vuole tenere il potere nelle capitali. Fra gli obiettivi pratici ci sono gli eurobond e l’elezione su base transnazionale di 25 eurodeputati, «così si parla più di Ue». Parigi e Berlino non gradiranno, ma Danny e Guy sono pronti a combattere nel nome di Altiero. Se non ora, quando?

Fonte: La Stampa del 26 gennaio 2011

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