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Alla ricerca di un Avatar

Il parlamento europeo paga al 75% un progetto virtuale, un “videogioco” sulla carta formativo per comunicare l’Ue. Soldi buttati?(Mentre il termometro a Bruxelles segna i dieci gradi e nel cielo azzurro del mattino c’è ancora la luna)….. l’Europa pone l’interrogativo parasocratico del “sono dunque comunico” in alternativa al parasartriano “comunico dunque sono”.
In questi giorni di fine estate appare evidente che l’Europa fatica a spiegarsi ai suoi cittadini e che, peggio, viene percepita in modo ben differente da quello che è in realtà. Il problema è che si stanno congiungendo in modo pericoloso i fronti di chi non vuole comunicare per non disturbare i manovratori nelle capitali e chi pensa che basti una campagna pubblicitaria per rimettere tutto a posto.
L’effetto è drammatico. Ieri il briefing quotidiano della Commissione è durato pochi istanti. Avevano pochissimo da dire e quel pochissimo hanno deciso di non poterlo dire. Sebbene ne fossero consapevoli, non hanno nemmeno pensato che avrebbero potuto pensare qualcosa da dire.
Ai piani alti delle istituzioni devono essersi convinti che “comunicando possono divenire”. Così pompano soldi nelle iniziative più disparate (disperate?) i cui risultati sono tutti da vedere. Dopo il dubbio rapper Bling (“Me like Europe. Europe is bling. Bling!) e l’altrettanto disputabile campagna con Mtv per le elezioni del 2009 (“Can EU hear me?”), l’ultima follia europea è la “Second life” a dodici stelle, anche se non va dimenticata la Tv dell’Europarlamento, mistero mediatico autoreferenziale che in genere alimenta dibattiti sul “se sia più inutile o brutta”.
Bruxelles ha deciso di investire 275 mila euro (una inezia su un bilancio per la comunicazione da 268 milioni) per sviluppare un mondo virtuale nei corridoi del parlamento europeo. Ha affidato il progetto interattivo ad una società esterna che da mesi lavora a disegnare delle figure simil-Playmobil da far circolare nelle istituzioni europee con un click del mouse sul computer di casa.
Il nome? Citzalia! (E sceglierne uno che ricordasse in qualche modo l’Europa?)
I “giocatori” – anche se non è concepito per essere un gioco – entrano nel palazzo degli eurodeputati grazie al loro Avatar e possono andare in giro a cercare preziose memorie del parlamento.
Nel filmato di prova (che potete vedere qui) le possibilità sono dei prodotti informativi i 50 anni dell’euroassemblea o sui rapporti con la Cina. Nelle intenzioni deve essere formativo e non è mirato a far giocare i ragazzi di ogni età. Si vuole simulare l’attività parlamentare. Ma con quali risultati?
Se sarà quello che sembra, sono soldi buttati.
Si può provare a comunicare per essere, ma alla fine il bluff si scopre da solo. Qui bisognerebbe avere qualcosa da dire, qualcosa che possa veramente interessare la gente e coinvolgerla sfruttando la qualità di un progetto – quello dell’Europa integrata – che ha il potenziale per far sognare milioni di cittadini.
Si impone la necessita di intavolare fatti e idee. Un genere sospeso nell’incredibile nei palazzi di Bruxelles, dipinti di forma più che di contenuti. Con la conseguenza di incrinare un sogno che meriterebbe di più, lavoro e passione. Non denari e trucchi da circo di periferia.

Fonte: la Stampa del 31 agosto 2010

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