Cè un solo e misero vantaggio quando si subisce un processo mediatico degno del peggiore oscurantismo, bollato per leternità dalla spietata penna di Voltaire nellElogio della Tolleranza. E il vantaggio è che, dopo linappellabile condanna mediatica del tribunale del popolo delle procure, non cè più nessuna sorpresa. Questo è quanto dichiara il Ministro Brunetta nella sua intervista al quotidiano Libero. Non cè più nulla di cui discutere sul piano del dibattito pubblico. La sentenza politica è stata già scritta. Inutile affannarsi, dunque. Resta il piano giudiziario, quello vero, che seguirà il suo corso. Da ieri, per volontà di una magistratura che la Costituzione reputa incompetente, Silvio Berlusconi è per lennesima volta imputato. Anche questa, dopo diciassette anni, non è una novità. La parola adesso passa alla difesa tecnica nel processo e al probabile giudizio della Corte costituzionale, che forse riuscirà a svelare larcano su cui si fondano le pretese dei giudici milanesi. Di come, cioè, si possa subire un processo per un reato commesso in quanto Presidente del Consiglio, senza però godere delle garanzie costituzionali cui si ha diritto … in quanto Presidente del Consiglio! Misteri da Italia manzoniana. In questa babele, allora, Berlusconi può commettere un solo errore. Quello di accettare che lagenda politica sia dettata dalla procure e da quel branco di sciacalli dellopposizione, incapace da 17 anni di costruire unalternativa credibile e duratura. Ci provano dal 1994, per poi implodere nel giro di qualche mese una volta che abbiano vinto le elezioni. Berlusconi non farà lerrore di compiacere i suoi avversari e cadere nella loro trappola. E se sulle sue vicende giudiziarie lascerà parlare i suoi avvocati, sono certo che invece parlerà, e molto, su tutto quello che abbiamo fatto e ancora possiamo fare per lItalia. Ci sottrarremo così allimmagine – costruita ad arte dallopposizione – di un Paese senza timone, paralizzato dalle vicende giudiziarie del premier. Le stesse sulle quali lopposizione specula e soffia, fino allaberrazione di chiedere al Capo dello Stato di violentare la Costituzione per mandare a casa un governo che gode della maggioranza parlamentare e soprattutto un Presidente del Consiglio di cui per via politica non riescono proprio a liberarsi. Per smontare questo progetto delirante in fondo sono sufficienti poche mosse: ignorarli e andare avanti a governare a colpi di riforme, come e più di prima. Tutte le persone di buon senso, quelle che non sono accecate dalla frustrazione della propria impotenza, sanno bene che oggi non vi è alternativa a questa maggioranza. E che le elezioni, demonizzate qualche settimana fa dagli stessi che oggi le reclamano a gran voce, non sarebbero la soluzione ma accentuerebbero la sensazione di difficoltà di un Paese che faticosamente sta cercando di superare una tremenda crisi. Giocare allo sfascio può servire solo a salvare qualche poltrona, ma non serve al Paese. E questo gli italiani lo hanno capito.
Fonte: Libero del 17 febbraio 2011Aggrappati ai pm gli sciacalli dell’opposizione
L'autore: Renato Brunetta
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Vice Presidente Vicario della Commissione per l'Industria, il Commercio Estero, la Ricerca e l'Energia al Parlamento Europeo. E' titolare della cattedra di Economia del lavoro presso la Seconda Università di Roma, Tor Vergata. Editorialista del "Giornale", di Panorama e del Gazzettino Consigliere del CNEL, presso cui ha presieduto dal 1989 al 1995 la Commissione per l'Informazione (fino al luglio 1999) Dal 1985 al 1989 è stato Vice Presidente del Comitato Manodopera e affari sociali dell'OCDE ( Parigi) Dal 1989 al 1992 è stato fondatore e primo presidente dell'EALE (l'Associazione europea degli economisti del lavoro) Dal 1992 al 1997 è stato membro del Comitaqto Tecnico Scientifico della programmazione economica (CTS) PRESSO IL Minsitero del Bilancio Negli anni '83-'87 è stato repsonsabile, presso il Ministero del Lavoro, di tutte le strategie per l'occupazione e la politica dei redditi Negli anni '92-'93 (coni governi Amato e Ciampi) ha collaborato alla realizzazione dei cosiddetti accordi di luglio sulla politica dei redditi Ha vinto nel 1988 il premio "Saint Vincent" per l'Economia; nel 1992 il premio "Tarantelli" per la migliore opera di economia del lavoro; nel 1994 il premio "Scanno" per la migliore opera di relazioni industriali Tra le più recenti pubblicazioni: "Il modello Italia" 1991, "Economics for the New Europe" 1991, "Disoccupazione, isteresi, irreversibilità" 1992, "La fine della società dei salariati" 1994, "Sud" 1995, "Economia del lavoro" Collana di Economia, Utet (1999)
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