di Carlo Clericetti
All’ultima asta di Ctz, i titoli del Tesoro biennali, è accaduto un fatto apparentemente insensato: i rendimenti sono andati sottozero, ossia gli investitori, invece di chiedere un rendimento per prestarci i soldi, hanno pagato più di quanto sarà la resa teorica del titolo. Se tenessero questi titoli fino alla scadenza, infatti, sarebbe loro rimborsato lo 0,023% in meno di quanto hanno pagato. Oggi è accaduta la stessa cosa con i Bot semestrali: sono stati venduti con un rendimento a -0,055%.
Che succede, sono tutti impazziti? Oppure l’Italia, da paese sull’orlo del fallimento, è passata ad essere considerata una cassaforte dove metterei soldi al sicuro, anche a costo di pagare per il “servizio”? Come la Germania e la Svizzera, dove questo fenomeno si è già verificato più volte?
No, purtroppo non è così: il motivo è un altro, e lo spiegano alcuni operatori finanziari interpellati dal Financial Times. Lo scenario è quello di un’economia mondiale che sta rallentando, dove l’impetuosa crescita della Cina è in frenata (e non si sa bene quanto forte) e quasi tutte le economie emergenti sono o in difficoltà o in netto rallentamento. I capi delle più importanti banche centrali ne hanno preso atto. La Fed, che da tempo aveva annunciato che avrebbe ripreso a rialzare i tassi, finora ha soprasseduto. Oggi la presidente Janet Yellen farà sapere se aspetterà ancora o no, ma le Borse in rialzo ci dicono che gli operatori scommettono su un ulteriore rinvio. E quanto alla Bce, Draghi ha fatto capire che non solo il QE prosegue, ma che saranno ulteriormente ridotti i tassi sulla liquidità che le banche depositano presso la banca centrale, che sono già negativi (-0,2%) per spingere gli istituti di credito a non tenere il denaro depositato, ma aumentare i prestiti all’economia.
In questa situazione, le previsioni sono che i tassi sui titoli pubblici siano destinati a scendere ancora. E quando questo accade, i prezzi dei titoli già sul mercato subiscono un corrispondente rialzo. A quel punto, chi ha comprato i Ctz li potrà vendere, realizzando un guadagno in conto capitale. Anche se Andrew Milligan, capo delle strategie globali della Standard Life Investments, ha detto al Financial Times che questa è “una situazione da Alice nel paese delle meraviglie”, ecco spiegato l’apparente paradosso.
Per l’Italia una manna dal cielo: secondo le stime, questa situazione ci farà risparmiare un punto intero di Pil sul pagamento degli interessi. Fanno 16 miliardi, altro che spending review. Un fantastico regalo per il governo, che sicuramente continuerà a raccontare che le cose vanno meglio grazie magari al Jobs act o alla riforma istituzionale.
(Repubblica.it – 28 ott 2015)
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