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Accerchiati dal falso “made in Italy”.Gli industriali del mobile:cambi la legge

Per il governo l’assemblea annuale dei 35o industriali di FederlegnoArredo si è rivelata un’incredibile via Crucis, un coro di critiche a senso unico, tanto che a un certo punto Pao – lo Del Debbio, l’anchorman di Canale 5 che moderava i lavori, ha preso il microfono e ha scandito tra gli applausi: «I ministri farebbero bene a venire a queste assemblee, capirebbero perché perdono le elezioni». Un ministro (Maurizio Sacconi) in verità era inserito lo Romani, che da lombardo dovrebbe conoscere a menadito la realtà delle imprese brianzole che vivono di arredamento e design. Gli industriali sono così furiosi che Carlo Guglielmi, presidente del Cosmit -Salo -ne del Mobile, che pure è stato appena insignito dell’onorificenza di commendatore della Repubblica quasi quasi ne è dispiaciuto. «E’ inaccettabile — tuona — che qualcuno ci rubi le idee per di più con l’aiuto di un ministro dello Stato italiano. Non ci meritano. Il nostro mondo ha sempre guardato con attenzione a Pdl e Lega ma se sono usciti sconfitti dalle elezioni amministrative è perché non sono più presenti sul territorio. Altrimenti avrebbero capito le nostre ragioni e non avrebbero commesso questa imperdonabile gaffe». Messo dietro la lavagna il centrodestra, Guglielmi non ha risparmiato critiche agli altri, dalla Confindustria giudicata tiepida nella battaglia anti contraffazione («oggi non c’è nessuno di loro qui») al neo-sindaco di Milano, Giuliano Pisapia che «avrebbe dovuto avere la sensibilità di venirci ad ascoltare visto quello che per la sua città rappresentiamo in termini di immagine». Come Guglielmi la pensano i più affermati imprenditori del settore. Claudio Luti (Kartell) sottolinea la contraddizione di chi, a parole, sostiene che l’Italia debba posizionarsi lungo la via alta della competitività e dell’innovazione e poi non tutela le aziende migliori, quelle che investono sulla creatività e ci sono invidiate/copiate da tutto il mondo. «Ci sentiamo accerchiati — si lamenta —. Persino al Salone di Milano ho trovato un produttore turco che aveva rifatto le mie sedie e ogni giorno che passa è peggio. Ormai ci sono delle aziende-ombra che ci spiano costantemente per donare non solo i prodotti ma anche lo spirito della Kartell. E ora ci si mettono anche i toscani aiutati dal governo!». Anche per Giovanni Anzani (Poliform), «la proprietà intellettuale va difesa strenuamente e noi chiediamo solo trasparenza». Tracciabilità Il consumatore deve sapere «se quella che sta comprando è una copia, se è in regola con la normativa Ue, se è stata prodotta in Paesi che fanno lavorare i minori». La parola chiave è tracciabilità, «la Ue deve farsene carico e il nostro governo non può chiudere gli occhi. Sennò quale futuro può esserci per le nostre imprese?». Gli imprenditori libelli di Senago giurano che la battaglia contro il decreto sviluppo non interessa solo i grandi (Cassina o Flos) ma l’intero tessuto delle piccole e medie aziende creative della filiera del legno. Le stesse che in sostituzione di Rosario Messina, scomparso di recente e ricordato da tutti, ieri hanno eletto un presidente come Roberto Snaidero, che non vuole essere espressione dei soli grandi brand ma ha intenzione di mobilitare i Piccoli. E infatti al debutto ha promesso ai suoi associati «una Federlegno non Milano-centrica, ma vicina alle regioni e ai distretti». Intanto però l’attenzione è tutta sul Parlamento, quando si tratterà di convertire in legge il decreto Sviluppo gli industriali di Senago faranno sentire la loro voce.

Fonte: Corriere della Sera del 7 giugno 2011

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