• sabato , 28 Dicembre 2024

“Abbiamo chiesto all’Esma di indagare sul declassamento”

Nonostante la sberla di Standard & Poors’ la Borsa ieri ha chiuso in rialzo e lo spread sui bund si è ridotto. A che cosa dobbiamo questi segnali positivi?
Non è detto che i risultati positivi si mantengano ma è possibile che dipendano dal fatto che le agenzie di rating abbiano perso un po’ di quella credibilità che avevano un tempo. Va detto però che ci sono già stati gli effetti di venerdì scorso quando dapprima c’è stato un preannuncio di comunicazioni alle 21 intorno alle tre del pomeriggio. Da allora fino alla chiusura della borsa gli indici hanno virato e c’è stata una perdita di circa due punti che, facendo un calcolo a spanne su un ammontare di circa 300 miliardi di capitalizzazione di borsa ammonta a sei miliardi. Sono sei miliardi di danno già compiuto.
Secondo lei le modalità di comunicazione del declassamento a raffica sono state corrette o non si è tenuto conto di qualche regola?
Intanto, bisogna ricordare che le nuove procedure per le agenzie di rating sono partite sia dalle decisioni del commissario europeo Michel Barnier sia da quello che abbiamo fatto noi nello scorso mese di luglio, quando ci fu un primo giudizio di Standard & Poors sul debito italiano che portò allora a una perdita di 5 punti mentre lo spread era pari a 180 punti. A quell’epoca abbiamo cominciato a muoverci, li abbiamo convocati e sono partite le nuove procedure Esma: la regolamentazione prevede infatti che che sia l’Esma ad avere la competenza esclusiva sulle agenzie di rating però con la collaborazione delle autorità di vigilanza nazionali. Noi, dunque, faremo le nostre indagini. L’Esma ha già realizzato la parte attuativa relativa alla realizzazione della registrazione delle agenzie di rating e devo dire che la nostra impostazione di partenza e stata seguita.
Quale punto di vista Consob ha ‘esportato’ all’autorità di vigilanza europea?
Innanzitutto la necessità di valutare i possibili conflitti d’interesse perchè molte di queste agenzie sono possedute da signori che poi hanno dei fondi: per esempio il Capital world investor ha una presenza massiccia in tutte e tre le agenzie, Warren Buffett ha presenza significativa soprattutto in Moody’s, Vanguard ha una presenza significativa nelle agenzie, Blackrock ce l’ha in S&P. La seconda questione che abbiamo posto riguarda le metodologie; la terza atteneva alla differenza tra outlook e rating vero e proprio.
C’è un problema legato all’outlook?
In passato per produrre l’outlook le agenzie seguivano una procedura meno rigorosa adesso noi abbiamo chiesto che si osservino procedure più rigorose visto che gli effetti delle loro valutazioni si producono fin dal primo outlook.
Da quando sono in vigore queste nuove procedure Esma?
Dal primo novembre scorso. Tornando all’impatto dell’outlook se guardiamo agli ultimi mesi noi sappiamo che c’è stato un abbassamento del livello della borsa e un innalzamento degli spread. Ma l’effetto più diretto che abbiamo notato è la connessione tra outlook e dinamica dei cds, soprattutto su sull’Italia. Subito dopo la pubblicazione dell’outlook sono scattati in alto i cds. E i cds sono prodotti da cinque oligopolisti americani…
Lei quindi sostiene che c’è una correlazione stretta tra i due fenomeni?
C’è una correlazione temporalmente stretta fra outlook che parla di peggioramento e incremento del valore dei cds. Non voglio dire che ci sia stata una manipolazione del mercato ma è interessante studiare il fenomeno. Questi, come si sa, sono un particolare tipo di assicurazione contro rischi che possono essere sovrani o rischi di emittenti.
E l’incremento di venerdi scorso dei cds è stato alto?
Non abbiamo ancora i dati. Tuttavia abbiamo mandato una lettera all’Esma, chiedendo che verifichi se questa agenzia di rating nei nuovi outlook si è comportata secondo i nuovi criteri in vigore dal primo novembre e anche se l’operazione è stata realizzata correttamente, tenendo conto che a nostro avviso pare che i rumors usciti prima della pubblicazione del rapporto non sarebbero dovuti uscire.
Dunque il comportamento scorretto sarebbe nei rumors?
Noi abbiamo segnalato questo ma abbiamo anche chiesto di sapere se nella produzione dell’outlook sono state seguite le cautele particolari richieste dall’Esma. Infine, c’è la questione dei conflitti d’interesse. Le faccio un esempio che stiamo ancora verificando e al quale ora do solo un valore segnaletico: tra la fine del mese di dicembre e l’inizio del mese di gennaio essendo aperto l’aumento di capitale di Unicredit, Blackrock che è un fondo, prima annuncia di essere sceso sotto la soglia del 2 per cento poi il sei gennaio afferma di essersi sbagliato e che non è vero. Nel frattempo, ci sono stati dei movimenti di capitale non indifferenti. Ecco, Blackrock è uno dei fondi proprietari di Standard & Poors .
I movimenti di Blackrock su Unicredit sono ricollegabili ai movimenti di rating?
E’ una domanda che ci poniamo: ovviamente per ora non ho nessuna risposta da dare ma è un fatto che suscita qualche preoccupazione.
Che sanzioni potrebbe comminare l’Esma se i vostri dubbi fossero accolti?
L’Esma può comminare sanzioni che possono arrivare fino alla sospensione dell’agenzia. Ma c’è anche un altro tipo di intervento importante che si sta intraprendendo nei singoli stati.
Quale?
Un’azione per escludere dalle regolamentazioni vigenti nei vari stati la citazione delle agenzie di rating. Noi ad esempio come Consob stiamo escludendo il rating come riferimento necessario prima delle scelte di investimento. A livello privato, ovviamente, la scelta di ricorrere al rating resta libera; deve essere esclusa, però, dalle normative di carattere obbligatorio. Altrimenti si finisce con il conferire un valore pubblicistico alle agenzie di rating. Oltretutto, in questo modo si deresponsabilizza l’intermediario che invece di compiere le proprie valutazioni si affida alle pagelle altrui.
Ma occorrerebbe intervenire anche su normative di livello europeo come ad esempio Basilea due?
Certo. Ci sono tanti livelli ai quali intervenire e il principale certamente é il livello normativo europeo. Si tratta di ridurre la dipendenza dai giudizi delle agenzie.
Non si potrebbe, intanto, aprire il mercato ammettendo anche altre agenzie?
Ce n’è già qualcuna, piccola in Italia poi c’è quella cinese che però è pubblica. Ma, mi chiedo, che senso ha un’agenzia pubblica? Corre il rischio di essere funzionale a disegni politici.
Ma lei come vede ad esempio l’istituzione di un’ agenzia di rating europea?
Potrebbe avere un senso se fosse privata. Un’agenzia pubblica, ripeto, a mio parere non avrebbe molto senso perchè verrebbe interpretata co come la longa manus della Bce o della Commissione o del Consiglio europeo. Non sarebbe lo strumento utile per spezzare il monopolio d’oltre oceano.

Fonte: Sole 24 ore del 17 gennaio 2012

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