• lunedì , 25 Novembre 2024

Quei partiti distratti che dimenticano il popolo del Web

Roma – Andrà pure a mille ma la new economy per ora è destinata a restar fuori dall’agenda della politica italiana. La società economica discute di portali, spin off e telefonini di terza generazione, quella politica, invece, guarda altrove. E anche i Democratici di sinistra, che pure avendo fatto un punto d’orgoglio nell’autodefinirsi «partito dell’innovazione», sono distratti. Lo dimostra persino il loro sito Internet che dovrebbe essere uno strumento d’avanguardia: c’è di tutto, ci s’interroga addirittura sul successo del comico Giorgio Panariello ma non esiste alcun ambito di discussione sulla new economy. E il convegno vicentino di novembre sull’e-commerce, che pure aveva segnato un punto a favore della capacità della Quercia di intercettare le novità, è rimasto lettera morta.

Il motivo di tanta distrazione? Tutto politico. Da una parte il congresso di Torino ha rafforzato l’anima laburista, dall’altra il segretario Walter Veltroni si sta muovendo in direzione assai diversa. In omaggio alla teoria che un po’ di radicalismo politico ci vuole, il segretario si è imbarcato nella campagna d’Africa i cui risultati politici sono tutti da vedere. Ma, obietterete, al Lingotto il popolo della Quercia non aveva subissato di applausi il giovane guru di Tiscali Renato Soru che dal palco gridava: «Internet non ha padroni, appartiene a tutti, è una macchina fantastica per produrre reddito, ricchezze, soddisfazioni»? E’ vero, a Torino è andata proprio così ma passato il congresso, gabbato Internet. E allo stesso Soru è capitato di essere bacchettato dall’Unità per aver lodato le virtù pedagogiche delle playstation.

Non è che sul fronte opposto, in casa del Polo, ci sia più sintonia con la new economy. Tutt’altro. Basta fare riferimento al documento di Verona – opera dell’ex ministro Giulio Tremonti – che ha sancito la riedizione dell’alleanza tra Forza Italia e la Lega Nord. Sarà che la platea era fatta tutta di costruttori edili e non di guru del quaternario, ma la piattaforma di politica economica che ne è uscita fuori è un inno alla old economy e al cemento. Se Internet salta il territorio, il programma di Silvio Berluscono e Umberto Bossi è tutt’un elenco di grandi opere da realizzare da Nord a Sud dalla Pedemontana veneta al Ponte sullo Stretto di Messina. Presi dalla smania di costruire Berlusconi e Bossi rinunciano anche ad usare l’economia di Internet contro la sinistra. Che in nome del web si possa andare all’attacco di una società iper-regolata e socialdemocratica non interessa né al Cavaliere né al Senatur.

Spiega Marco Follini, esponente di punta del Ccd: «La perdita di peso da parte della politica è la costante di questa fase della nostra storia. Ed è un processo che né possiamo né vogliamo rovesciare. Ci sarebbero molti temi sui quali i partiti potrebbero riguadagnare terreno presso l’opinione pubblica. Penso ai temi della privacy elettronica e delle biotecnologie». Ma finora la dirigenza politica non è stata in grado di farlo e così si finisce per recitare «quella commedia all’italiana per cui la sinistra a parole gioca a presentarsi liberalizzatrice e il Polo cavalca la protesta dei tassisti e degli ordini professionali».

E il governo? Sebbene il D’Alema-bis si sia dotato di un sottosegretariato all’Innovazione – affidato a Stefano Passigli – la sensazione di ritardo è fortissima. Nei mesi scorsi i ministri Giuliano Amato e Luigi Berlinguer avevano parlato di un impegno senza precedenti per dotare di computer e di una nuova educational credit card tutti i ragazzi italiani, ma nella Finanziaria gli stanziamenti sono stati risibili. E nemmeno della tariffa telefonica urbana unica, di cui pure si era abbondantemente parlato, si è fatto nulla. Si attende a giorni che Passigli esca allo scoperto e indiche le linee del «piano d’azione», che il governo dovrà presentare al vertice UE di Lisbona che si dovrebbe tenere nelle prossime settimane. Qualche anticipazione è già trapelata (per lo più si è parlato di prestiti d’onore con le banche per acquistare computer), si tratterà però di vedere in concreto la qualità dle progetto. I dati sugli utenti di Internet – cinque milioni in Italia contro i tredici della Germania e i quattordici della Gran Bretagna – segnalano come per il nostro paese non si tratti solo di cavalcare l’onda, bensì di fare uno sforzo straordinario per intercettarla. Sostiene il deputato diessino Giuseppe Giulietti: «La diffusione della società dell’informazione deve essere vissuta come una grande emergenza. O la politica si mette alla testa di una campagna per la modernizzazione oppure arriverà tardi e subirà una nuova e grave sconfitta».

Fonte: tratto da: "Corriere della Sera" del 22 febbraio 2000

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