• sabato , 23 Novembre 2024

I retropensieri di Cofferati

Alle 9 a Rai Uno, alle 12 alla Stampa Estera. Prima, era passato dal dentista (a farsi cavare Berlusconi?). Questo il defatigante tour de force di Cofferati, il 9 aprile, ad una settimana dallo spettacolare sciopero generale che i tre sindacati hanno organizzato per il 16. Come mai tanta fatica per una quisquiglia come le modeste modifiche all’art.18 (che, a mio avviso) meriterebbe l’abrogazione, anche se ha determinato nel 2001 solo 92 ricorsi legali? Cofferati non ha detto quante sono le imprese non nate, rimaste nane o sommerse per il costo eccessivo dei licenziamenti in Italia ed in quanti casi i datori di lavoro hanno sborsato fior di milioni per evitare di andare dinanzi al giudice del lavoro. Ha detto invece che dietro l’art. 18 c’è anche – ed è ben più importante – la delega per la previdenza che il sindacato contrasta duramente.
Sta di fatto che ogni giorno la CGIL replica: “o stralcio o sciopero!”. E’ chiaro, da più di due mesi, che il primo che molla, perde la faccia. Quindi è inutile rinfacciare a Berlusconi ed alla Confindustria che è colpa loro se l’economia italiana subirà un danno cospicuo.. E’ inutile, del pari, colpevolizzarli per aver ricompattato la trimurti sindacale e rivalutato anche politicamente Cofferati. Per il centro-destra, perdere la faccia mollando sull’art.18 significa perdere la fiducia di milioni di elettori che sperano venga ridimensionato lo strapotere dei sindacati che dal 1970 sono divenuti i veri arbitri dell’economia italiana e sono i responsabili dell’inflazione a due cifre degli anni ’70, del ristagno economico degli anni ’80 e dei ritardi dell’Italia in Europa dagli anni ’90 per l’insufficiente competitività.
Alla Stampa Estera, Cofferati ha spiegato che se il Governo acconsentirà allo stralcio dell’art. 18 egli porterà alla CISL ed all’UIL non poche interessanti proposte da suggerire al Governo in tema di lavoro. Chi scrive ha avuto l’impertinenza di chiedergli “E se non consentirà allo stralcio?”. La prudente risposta di Cofferati ha lasciato comunque intravvedere le sue speranze ed i suoi retropensieri, specie se si ricordano le dimissioni di Berlusconi a fine 1994 e quindi il successo politico dello sciopero generale dell’epoca. “Sono convinto – ha detto – che l’iniziativa del sindacato, se sarà forte, determinata e serena, potrà portare ad un cambio di atteggiamento degli imprenditori e del governo. Poi, gli scenari successivi….. vanno affrontati dal 17 aprile in avanti…. Nella politica, come nei rapporti sociali, le cose cambiano con molta rapidità, in virtù di quello che le grandi organizzazioni riescono a fare. Uno sciopero generale molto consistente ed efficace può mettere in movimento tante cose nei rapporti interni alla politica, nei rapporti tra le imprese e nei rapporti tra le imprese e la politica. Per cui l’effetto politico degli scioperi generali pesa non solo sui governi,……Registro. Attendo, vedo quali sono gli effetti dell’iniziativa del sindacato.”

“Come Mao sulla riva del fiume?” ho interrotto, pensando ai cadaveri galleggianti dei nemici ossia alle sperate dimissioni di Berlusconi – “No no no…..”. si affrettato a concludere il Mao nazionale.

Fonte: «Milano Finanza» del 13 aprile 2002

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