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La riforma delle pensioni e il coraggio di fare un passo avanti

IL MEMORANDUM di intesa concordato ieri tra Governo e Sindacati dei lavoratori ha il merito di porre sul tappeto una ricca problematica riguardante il sistema pensionistico, ma omette l’aspetto più importante, quello di adattarlo all’allungamento medio della vita dell’individuo. Se la soluzione che verrà data alle 10 linee guida indicate nel documento includerà anche questo aspetto, sarà corretto definirlo, come lo definisce l’intesa, “il completamento del processo di riforma”, altrimenti rappresenta non solo un rinvio del problema, ma un passo indietro rispetto all’impegno di risolverlo.
La prima delle dieci linee guida, quella che si prefigge di raggiungere la “sostenibilità del sistema pensionistico nel medio e nel lungo termine”, potrebbe attenuare queste preoccupazioni, dato che pone in relazione il regime contributivo con l’età pensionabile “tenendo conto della dinamica demografica”. Le altre nove linee guida pongono una serie di condizioni che possono essere così sintetizzate: eliminare i difetti del sistema pensionistico attuale, principalmente quello che non sarà più possibile percepire più di quanto si è versato al sistema, proteggere sul piano pensionistico le parti più deboli della forza lavoro e rafforzare l’occupazione a favore dei giovani e degli anziani che “volontariamente” optano per proseguire l’attività lavorativa.
Le informazioni disponibili indicano che in Finanziaria andrà la riduzione del cuneo fiscale e l’indicazione della distribuzione del beneficio tra imprese e lavoratori, l’allungamento della finestra di uscita dal lavoro, l’aumento dei contributi per i lavoratori autonomi e subordinati, una tassa sulle c.d. “pensioni d’oro” e la confluenza degli enti previdenziali in un unico fondo. Sono provvedimenti importanti, che rinviano comunque al giorno dopo il termine ultimo dell’approvazione della Finanziaria la soluzione del problema principale, quello dell’adattamento del sistema all’allungamento della vita media degli individui.
Se il Governo avesse procrastinato il trattamento di una materia così spinosa come quella pensionistica per rendere più praticabile il campo degli altri interventi di taglio della spesa si potrebbe pensare a una saggia strategia di depotenziamento delle tensioni in atto sulle politiche di rientro del deficit pubblico entro i parametri di Maastricht. Tuttavia, sarebbe stato altrettanto saggio rinviare anche la riduzione del cuneo fiscale (ipotesi ancora aperta) che apportando vantaggi ai lavoratori avrebbe agevolato la chiusura della trattativa nei tre mesi previsti dall’intesa raggiunta. Le imprese non si dovrebbero lamentare di tale rinvio perché tra le 10 linee ve ne sono alcune che comportano maggiori oneri diretti o indiretti che potrebbero trovare compensazione al tavolo delle trattative con una diversa distribuzione del progettato assottigliamento del cuneo fiscale.
La nostra opinione, ripetutamente espressa su queste stesse colonne, è che questo Governo, avendo spazio politico, debba e soprattutto possa agire con coraggio ed energia su tutto il fronte della spesa pubblica, una volta e per tutte. Questa nostra valutazione e la connessa fiducia nelle possibilità di far uscire dalle difficoltà l’economia del Paese hanno ricevuto in questi pochi mesi scosse significative che non ci hanno però fatto mutare opinione.

Fonte: Il Messaggero del 28 settembre 2006

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