Uno dei “pezzi forti” della manovra estiva in tema di pensioni lo dobbiamo allUnione europea. La Commissione ha preteso che fosse anticipata al 2012 landata a regime (già prevista per il 2018) dellequiparazione a 65 anni delletà pensionabile di vecchiaia delle lavoratrici alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni. Così il Governo, nel maxi-emendamento presentato al Senato, ha deciso di affrontare e risolvere il problema.
Si stimano complessivamente interessate dal provvedimento circa 20-25mila lavoratrici (il numero è limitato perché tiene conto soltanto dei casi delle persone che non raggiungono i requisiti per il trattamento di anzianità e quindi non sono in grado di avvalersene), mentre le pensioni liquidate nei vari anni del periodo sono stimate pari a 300/400 nel 2012, 5mila/5,5mila allanno nel biennio 2013-2014, 4mila allanno nel biennio 2015-2016 poi gradualmente decrescente negli anni a seguire. Gli effetti finanziari ammonterebbero a 1,4 miliardi cumulati nellarco temporale 2012-2019 (da destinare ad un Fondo strategico per interventi dedicate a politiche sociali e familiari con particolare attenzione ai problemi della non autosufficienza e della conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare delle lavoratrici). Ma quale è il contesto in cui interviene questa misura? Possiamo addentrarci, grazie alla “Analisi statistico-finanziaria dellInpdap per il 2009”, nelluniverso poco conosciuto dei trattamenti pensionistici del pubblico impiego erogati dallIstituto.
I dati complessivi
Nel mese di dicembre dello scorso anno lIstituto ha messo in pagamento 2.690.513 pensioni per una spesa complessiva annua di 56 miliardi di euro (nel 76,5% dei casi si tratta di pensioni dirette con un importo medio di 23.227 euro). Il numero dei trattamenti del 2009, rispetto allanno precedente, è aumentato dell1,6%, mentre la spesa complessiva del 6,41%. Nel decennio 2000-2009 in valori assoluti la spesa è passata da 36,8 miliardi a 56 miliardi, a fronte di un incremento del numero delle prestazioni pari a 377mila. Il peso della spesa pensionistica del settore sul pil è stato, nel 2009, del 3,4%, superiore dello 0,3% rispetto a quello dellinizio del decennio considerato. Sempre nel periodo in esame, si riscontra una non trascurabile incidenza (dello 0,8%) dellaumento in termini reali dellimporto medio delle nuove pensioni liquidate. Infatti, il tasso medio di incremento dei trattamenti è pari a circa il 2,9% annuo mentre lindice medio dei prezzi è cresciuto solo del 2,1%. Lincremento in termini reali è attribuito nel Rapporto allaumento dei requisiti necessari per laccesso alla pensione di anzianità che, comportando una maggiore anzianità contributiva, ha determinato anche un miglioramento delle prestazioni.
La situazione delle diverse Casse
Quanto alla ripartizione delle pensioni e della spesa tra le diverse Casse confluite nellInpdap (Cpdel: personale delle regioni ed enti locali; Cpi: insegnati di scuola materna; Cps: medici alle dipendenze del SSN; Cpug: ufficiali giudiziari ed ausiliari; Ctps: statali) vanno segnalati due grandi blocchi: 1,6 milioni di trattamenti sono erogati ai dipendenti delle amministrazioni statali (circa il 60% del totale) per una spesa di 35,6 miliardi (63,6% di quella complessiva) e con un importo medio annuo di 22.147 euro; 1 milione di assegni pari al 37,5% per una spesa annua di 17,4 miliardi (31% di quella totale) e con un importo medio di 17.283 euro è erogato ai dipendenti delle Regioni e degli EELL. Limporto medio annuo più elevato (45.586 euro) è quello dei medici iscritti alla Cps. E interessante osservare, allinterno della Cassa statali (Ctps), la ripartizione tra i vari comparti del numero delle pensioni e della spesa annua. Il comparto Scuola costituisce quanto al numero dei trattamenti corrisposti oltre il 53% dellintera gestione con un importo medio di 20.456 euro. La spesa annua relativa (17,6 miliardi) è appena al di sotto del 50% di quella totale. A seguire, in ordine di consistenza numerica, si trovano i Corpi di Polizia e i Ministeri, ambedue i comparti con il 15,9%. I magistrati rappresentano la quota di minori dimensioni: lo 0,3% con 4.892 prestazioni erogate, 437 milioni di spesa annua, 89.291 euro dimporto medio annuo.
La ripartizione territoriale
Il 41% circa dello stock delle pensioni Inpdap è concentrato al Nord con una spesa annua di 22 miliardi (il 39,3% del totale nazionale) ed un importo medio di poco inferiore a 20mila euro. Le regioni con il maggior numero di pensioni in essere sono il Lazio (324.289) e la Lombardia (312.797). Nel Sud-Isole viene erogato il 35% dei trattamenti con una spesa di 19,8 miliardi di euro (35% del totale). Limporto medio è di 21mila euro. Nel Centro, è corrisposto il 23,8% delle pensioni per una spesa di 14 miliardi circa (il 25,2% del totale) ed un importo medio annuo di 22mila euro. Nel Sud-Isole prevalgono le pensioni degli statali (625mila), nel Nord quelle dei dipendenti degli EELL (circa 500mila).
Lanalisi per genere
L81,5% delle donne percepisce importi di pensione mensili inferiori a 2mila euro, il 16,8% si colloca tra 2mila e 3mila e appena l1,7% al di sopra dei 3mila. Quanto agli uomini, meno del 6% è titolare di una pensione mensile inferiore a mille euro, l83% si colloca tra mille e 3mila, mentre l11% si attesta ad un livello superiore a 3mila euro. Lo stock delle pensioni in pagamento nel 2009 si ripartisce in misura del 42,1% ai lavoratori (1.131.748) e del 57,9% (1.558.720) alle lavoratrici (alle quali va anche l87% delle pensioni ai superstiti). Rilevante è il differenziale tra uomini e donna per quanto riguarda limporto medio delle pensioni dirette.
Lanalisi per età
La classificazione per fasce di età mette in evidenza che circa il 70% dei pensionati ha unetà superiore a 64 anni. Approfondendo lesame si può notare che:
a)fino a 49 anni si ha una prevalenza di pensionati diretti di sesso maschile dovuta alla forte presenza di persone provenienti dai comparti militari e delle Forze di polizia;
b)da 50 fino a 64 anni le pensionate sono in numero maggiore dei loro colleghi maschi per effetto sia delle norme più favorevoli previste prima della riforma del 1995 (le baby pensioni) sia della maggiore propensione a prepensionamento;
c)dai 65 anni in poi la presenza degli uomini torna ad essere prevalente con un crescente divario dopo i 75 anni malgaro la maggiore aspettativa di vita delle donne e la maggiore mortalità maschile. Il fenomeno è dovuto alla scarsa presenza delle donne nel mondo del lavoro pubblico (con eccezione della scuola) prima degli anni 60.
Le nuove pensioni nel 2009
Con riferimento ai trattamenti sorti nel 2009 si nota particolarmente il differenziale di genere. Si tratta di una pensione media di 32.522 per i lavoratori e di 24.077 per le lavoratrici (il trattamento medio complessivo è pari a 27.892 euro). Sempre nel 2009 sono sorte 114.659 nuove pensioni nel complesso delle gestioni Inpdap. Il 64,4% sono a carico della gestione statali (in numero di 73.879), il 32,1% (36.793) a carico della Cpdel. Di significativo interesse risultano i dati riguardanti letà media e lanzianità media rilevate per le pensioni di anzianità e per quelle di vecchiaia. Le prime presentano unetà media di 60,1 anni ed unetà media di 36,9 anni; le seconde, rispettivamente, di 64,2 anni e di 35,2 anni.
Sequenza storica e conclusioni
Nel decennio 2000-2009 sono state erogate 491.927 pensioni di anzianità (con un forte incremento del loro numero a partire dal 2006), a fronte di 203.663 trattamenti di vecchiaia (e di 61mila assegni dinabilità). Le modalità di pensionamento rispetto alletà si diversificano tra i due sessi. Il 38% degli uomini sceglie di lasciare il lavoro tra i 58 e i 61 anni contro il 64% delle donne. Raggiungono letà dei 65 anni il 30% degli uomini e il 16% delle donne. Questi dati rendono testimonianza della validità della misura adottata grazie alla Ue.
Quello che non si è detto sulle pensioni del pubblico impiego
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