“La crisi ha colpito fortemente le famiglie italiane: nel 2009 il loro reddito disponibile è infatti diminuito, e non di poco, per la prima volta dal 1995. Lo dicono i dati dei conti regionali rilevati dall’Istat che prendono in considerazione i redditi da lavoro (dipendente e autonomo) e da capitale, sottraggono tasse e contributi e aggiungono le prestazioni sociali. Ebbene, le cose sono andate male ovunque rispetto agli anni precedenti che pure non erano stati brillantissimi. Basti pensare che si è passati da un incremento del 3,5 per cento del 2006 a una flessione del 2,7 per cento del 2009, la prima appunto dopo quattordici anni. Sono state le regioni del Nord, ed in particolare Piemonte e Lombardia a subire il calo più accentuato: nel primo caso c’e’ stato un duro impatto sui redditi da lavoro, nel secondo, invece su quelli da capitale, cioè sulla distribuzione degli utili delle imprese. In particolare il calo del reddito è stato del 4,1 per cento nel Nord-ovest, del 3,4 per cento nel Nord-est, dell’ 1,8 per cento nel Centro e dell’1,2 per cento nel Mezzogiorno. Dove comunque i redditi restano decisamente più bassi che altrove. Le regioni settentrionali infatti presentano ancora i livelli di reddito pro capite più elevati e quelle meridionali i più bassi con il Centro in posizione intermedia. Fino al 2008 le famiglie nel Nord-ovest hanno fatto registrare la più alta disponibilità per abitante, ma nel 2009 il primato è passato al Nord-est, con la provincia di Bolzano che ha scavalcato l’Emilia Romagna in testa alla graduatoria. L’Italia ‘cresceva poco prima della crisi e ha ripreso a marciare a passo ridotto con l’avvio della ripresa’ ha osservato il direttore della Ricerca economica della Banca d’Italia Salvatore Rossi. In recessione, ha spiegato, abbiamo perso 7 punti di Pil ed ora prevediamo un tasso di sviluppo attorno all’ 1 per cento l’anno: e’ come se fossimo scivolati di sette scalini tutti assieme e ne stessimo salendo invece uno alla volta’ . Ed e’ ‘troppo poco’ per le cose importanti da fare, ‘per recuperare occupazione, per assicurare stabilita’ alla finanza pubblica e per dare al sistema produttivo quella capacita’ dio stare in modo competitivo sui mercati internazionali’ ha aggiunto Rossi, intervenendo alla tavola rotonda organizzata da Unicredit per annunciare la firma di un accordo, ‘Ripresa Italia’con Rete Imprese Italia per finanziare progetti innovativi con un plafond da un miliardo di euro. Sulla poca crescita e sull’impoverimento delle famiglie, denunciato dal rapporto dell’Istat e’ intervenuta anche il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, secondo la quale ‘la crisi, benche’ negata, e’ profonda e continua ad incidere. Il governo non l’ha contrastata ha fatto e continua a fare male’ . Tornando alle cifre diffuse dall’Istituto di statistica nel periodo 2006-2009 – prosegue Tamburello – il reddito disponibile delle famiglie italiane si e’ concentrato, in media, per circa il 53 per cento nelle regioni del Nord, per il 26 per centocirca nel Mezzogiorno e per il restante 21 per cento nel Centro. Ma la situazione, nell’ambito di queste aree, e’ via via mutata: il Nord-ovest per esempio ha visto diminuire la sua quota di 0,6 punti percentuali (dal 31,1 per cento del 2006 al 30,5 per cento del 2009) a favore di Centro e Mezzogiorno (+0,4 e +0,2 per cento rispettivamente) mentre quella del Nord-est è rimasta invariata al 22 per cento. Calabria e Sicilia sono le uniche regioni italiane in cui il reddito delle famiglie ha mostrato tassi di crescita lievemente positivi. Il Sud ha anche beneficiato di una tenuta degli interessi netti ricevuti dalle famiglie, spiegata in parte dalla loro minor propensione agli investimenti rischiosi”.
Fonte: Corriere della Sera del 3 febbraio 2011Famiglie più povere, non succedeva dal 95
L'autore: Stefania Tamburello
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