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Il kebab arriva nei supermercati (e il business sorpassa la politica)

La Beretta salumi con più di 500 milioni di fatturato è la terza azienda italiana del settore e in questi giorni ha preso una decisione che definire innovativa è forse poco: ha lanciato sul mercato un prodotto kebab (in vaschetta). Si tratta di un arrosto di fesa di vitello e tacchino aromatizzato con le erbe della tradizione mediorientale. La motivazione commerciale del lancio è che il kebab è ormai diventato un protagonista dello street food, il cibo da strada e risulta «sempre più gradito agli italiani». E in effetti basta osservare con attenzione le kebaberie presenti in tutte le città d’ Italia – a Milano la stima è di 200 negozi e potrebbe nascere addirittura un Assokebab – per constatare come ormai contino su una clientela mista composta da italiani e da stranieri. I nostri connazionali, buongustai per antonomasia, non hanno mai veramente adottato l’ hot dog della pur leggendaria narrazione yankee e invece si sono fatti conquistare, seppur temporaneamente, dalla novità rappresentata dal kebab. L’ industria se ne è accorta e si è mossa con tempestività. Chapeau. Alla velocità della cultura imprenditoriale fa però da contraltare la straordinaria lentezza della politica, che fatica a selezionare le buone cause da quelle senza costrutto. Nel Nord d’ Italia non si contano le amministrazioni che si sono impegnate in una strenua quanto vana lotta contro il kebab cercando di limitare le licenze e imponendo agli esercenti extracomunitari orari anti-business. Proprio in queste ore il Tar ha bocciato il comune di Bergamo che aveva imposto a una paninoteca etnica la chiusura a partire dalle 16 del sabato fino a tutta la domenica. Il caso vuole poi che una delle amministrazioni più impegnate nell’ offensiva contro lo street food arabo sia quella di Capriate San Gervasio, un paese in provincia di Bergamo separato solo da un ponte da quella Trezzo d’ Adda che ospita gli stabilimenti della Beretta. Al di là del ponte il kebab è avversato e bandito, al di qua diventa gloria e vanto del talento commerciale di uno dei big della salumeria made in Italy. Volendo è una piccola storia su cui riflettere.

Fonte: Corriere della Sera del 22 maggio 2011

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