• sabato , 23 Novembre 2024

Il gran malessere nella Periferia della ripresa

Le banche Il nodo della stretta creditizia.Il caso del Varesotto.
Ancora industriali in corteo e stavolta non sono, come a Torino nel 2009, i comitati spontanei di Imprese che Resistono ma uomini e donne d’ azienda regolarmente iscritti alla Confindustria. Treviso è una delle associazioni territoriali più vivaci, organizza assemblee che sono appuntamenti di massa ed è una roccaforte dei Piccoli. Perché se è vero che la Marca è un territorio che ha prodotto grandi imprenditori come Luciano Benetton e Moretti Polegato, l’ anima della confederazione è rappresentata dalle piccole e medie imprese. Culturalmente e antropologicamente gli iscritti a Unindustria di Treviso non differiscono molto dagli artigiani di Rete Imprese Italia, ad unirli sono i valori del territorio, l’ individualismo e quel fortunato mix tra liberismo e senso della comunità, che è stato alla base del boom nordestino. Se guardiamo dietro il corteo di ieri vediamo un Veneto che sta reagendo alla Grande Crisi in primis ristrutturando le aziende. Il che vuol dire applicarsi in maniera spasmodica al contenimento dei costi, introdurre maggiore efficienza della filiera produttiva e ricercare il valore aggiunto in tutte le fasi della produzione. I virtuosi hanno spinto sul pedale dell’ export e molti fornitori stanno seguendo i big del Made in Italy nel tentativo di mettere radici nei Bric. In qualche caso, proprio a Treviso, sono nate esperienze che cercano di combinare il manifatturiero tradizionale con la cultura dell’ innovazione, da Treviso Design ai laboratori per la riqualificazione del paesaggio e dei capannoni. Chi però tra i Piccoli – e sono tantissimi – è costretto a giocare le sue carte sul mercato interno non può non penare per la contrazione dei consumi, lo stop dell’ edilizia e dei lavori pubblici, il fisco che resta vorace e le incertezze sul futuro del Paese. Da qui la paura di essere dimenticati, di non far parte dell’ agenda delle priorità del Paese e di trovarsi a fare i conti con un drammatico saldo dell’ occupazione: già si sono persi 50 mila posti di lavoro. Il corteo di ieri, per quanto sapientemente governato dai vertici nazionali e locali di Confindustria, è l’ espressione di questo profondo malessere. Si può anche non dirlo apertamente ma far finta di non averlo visto è troppo. Il malessere della Marca Trevigiana non è certo un caso isolato nel Nord. C’ è almeno un altro territorio, il Varesotto, da cui arrivano segnali di rinnovata inquietudine. Nell’ alta Lombardia il link tra piccola impresa e politica è più stretto e basta ricordare le assemblee, prima di Jerago e poi di Vergiate con gli artigiani ribelli a confronto con Umberto Bossi e Giulio Tremonti, per averne la percezione. Secondo i dati della Confartigianato locale le erogazioni di credito da parte delle banche stanno calando a ritmo del 10% e salgono le richieste di finanziamenti attraverso i Confidi. Aumentano le aziende con cassa integrazione in deroga (in un trimestre da 109 a 224) e la disoccupazione giovanile, anche in un’ area forte del Paese, è arrivata al 20,7%. Dietro i risultati elettorali alle amministrative, non certo brillanti per la Lega e il Pdl, c’ è un rapporto che si sta sfilacciando con la «pancia» delle imprese, c’ è il rischio che riparta una decimazione dei Piccoli. Non è un caso che proprio dal Varesotto stia ripartendo l’ azione dei movimenti spontanei. I Contadini del tessile, quelli che per primi avevano lanciato la legge sul «made in» hanno ripreso l’ iniziativa. Stavolta non vogliono limitarsi ad aggregare gli imprenditori del loro settore ma hanno l’ ambizione di parlare a tutti. E hanno scelto un nuovo nome di battaglia: Reparto Produzione.

Fonte: Corriere della Sera del 28 maggio 2011

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