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“La ‘lezione’ dei Paesi europei: priorità a famiglia, giovani e lavoro”

Il “semestre europeo” (terminato il 30 giugno) – lo ha ricordato di recente la Commissione Europea nelle sue osservazioni ai programmi presentati dagli Stati membri – ha un obiettivo di fondo a breve, medio e lungo termine: coniugare stabilità finanziaria e sviluppo con due documenti (il PNR ed il Programma di Stabilità e Convergenza, PCS) che rappresentino due volti di una medesima politica economica tesa alla crescita inclusiva (specialmente dei più deboli) nei rispetto dei vincoli di bilancio. In Italia questa strategia è stata seguita soltanto in parte perché il “Decreto Sviluppo” è stato varato distintamente dal programma di riassetto finanziario (il cui iter è appena iniziato).
In questo campo – auguriamoci – miglioreremo man mano che adatteremo i nostri calendari politico-amministrativi). Dato che ora che sono disponibili tutti i PNR dei 27 dell’UE, e gran parte dei PSC, è interessante notare dove la strategia dell’Italia diverge da quelle dei nostri maggiori partner. I PNR e numerosi PSC sono disponibili (spesso solo in lingua originale) nei siti europei ed in quello di alcune associazioni italiane di ricerca (ad esempio, Astrid. Su “Avvenire”, ad esempio, del 14 febbraio e del 26 aprile si è documentato, con ricchezza di dati, come per la crescita di lungo periodo dell’Europa ed in particolare dell’Italia è necessaria una politica per la famiglia e per lo sviluppo del capitale umano che modifichi le tendenze demografiche. Se ci si concentra su un raffronto del PNR italiano con quelli di Germania, Francia e Gran Bretagna (i “grandi” dei 27) due aspetti saltano agli occhi: a)il minor grado di dettaglio fornito da Roma (ed in buona misura anche da Londra) rispetto a Berlino e Parigi sulle strategie specifiche per raggiungere gli obiettivi quantitativi di “Europa 2020”: b) la maggiore attenzione che Francia, Germania e pure Gran Bretagna danno alle politiche per la famiglia, per la formazione dei giovani e per il lavoro rispetto al PNR dell’Italia.
La Francia ha una forte politica per la famiglia sin dal 1870 nel quadro di una strategia nazionale tesa a favorire la natalità e scoraggiare l’invecchiamento demografico. Nel PNR 2011, Parigi si impegna a raggiungere per 2020 un tasso d’attività del 75% sia per uomini sia per donne, a ridurre al 9,5% l’abbandono scolastico (quello dell’Italia sfiora il 19%), a fornire assistenza addizionale alle famiglie in difficoltà ed ad avere un tasso di laureati del 50% per la popolazione tra i 17 ed i 33 anni (noi siamo al 20%). Nel 2009-2011, nonostante le difficoltà finanziarie, la spesa pubblica per l’istruzione superiore e la ricerca è aumentata del 17% come dettagliato ad esempio da un’analisi pubblicata da “La Documentation Française.
Molto specifico il PNR tedesco per portare il tasso disoccupazione giovanile dal 9% al 7,5% (in Italia sfiora il 30%) prevede’”alleanze per il lavoro” (a livello locale) ed una riduzione del “cuneo fiscale” sul costo del lavoro (le prime misure in tal senso sono state prese il 20 giugno), nonché una revisione degli orari degli asili nido per renderli più vicini alle esigenze di genitori lavoratori, misure (finanziate dal Fondo sociale europeo, Fse) per facilitare il ritorno al lavoro (se lo si è lasciato per accudire ai figli), promuovere misure per l’inserimento nel mercato del lavoro di genitori soli (con “reti di assistenza” adeguate), e schemi per incoraggiare il lavoro familiare in casa in collaborazione con associazioni imprenditoriali e sindacati. Analisi puntuali sono disponibili presso l’istituto federale di ricerca sul lavoro (IZA).
Anche il PNR britannico dà priorità al child care , la cura dei bambini, all’aumento dell’occupazione giovanile ed alla riforma degli ammortizzatori sociali, come documentato anche dall’International Institute of Labour Studies.
Mettiamoci presto al lavoro per il “semestre europeo” che inizia il primo gennaio ed impariamo dagli altri non solo sul metodo – contemporaneità di PNR e di PCS- ma anche sui contenuti : famiglia, giovani e lavoro non devono essere priorità declamatorie ma strategie concrete e dettagliate alla luce di “Europa 2020”.

Fonte: Avvenire del 7 luglio 2011

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