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Derogare ai contratti nazionali fa bene alle imprese

Emendamento sui contratti aziendali: lo ha approvato oggi la Commissione bilancio all’interno della manovra. Cosa dice l’emendamento? In breve: “Le intese sottoscritte a livello aziendale o territoriale possono derogare a leggi sul lavoro, comprese quelle sul licenziamento, e alle relative norme contenute nei contratti nazionali”. Fatti salvi naturalmente diritti intoccabili come il rispetto della Costituzione, i vincoli derivanti dalle normative comunitarie e dalle convenzioni internazionali, i diritti di maternità. Per la Cgil e alcuni esponenti del Pd, un esplicito attacco all’articolo 18 e la distruzione dell’autonomia delle parti. “Questo è un governo autoritario” ha commentato Susanna Camusso. Secondo Giuliano Cazzola, docente di Diritto della previdenza sociale nell’Università di Bologna, interpellato da IlSussidiario.net, “non si capisce perché il sindacato abbia paura di negoziare”.
In che senso, chiediamo al professor Cazzola, e perché si è sentito il bisogno di inserire nella manovra tale emendamento? “Andiamo per ordine” spiega Cazzola. “L’articolo 8 fa parte del terzo titolo all’interno della manovra, il solo che preveda misure a favore della crisi e in favore dello sviluppo puntando su misure di flessibilità del lavoro e di regole affidate alla contrattazione collettiva. Vorrei far notare che lo stesso Zapatero, in Spagna, all’interno della sua manovra economica è addirittura intervenuto per decreto a regolare questa materia. Fare in modo cioè che la contrattazione aziendale abbia poteri derogatori a livello di contratti nazionali”. Nulla di nuovo, sembrerebbe: “Io ho difeso e sempre difenderò questa norma. C’è stata, è vero, la questione della rappresentanza, c’erano alcune ambiguità che potevano far pensare che le rappresentanze sindacali interne abilitate a fare accordi sindacali di deroga fossero diverse dalle organizzazioni comparativamente più rappresentate a livello nazionale”.
E come è stato risolto? “Mi risulta che è stato presentato un collegamento fra questi due soggetti, per cui le rappresentanze sindacali che possono fare accordi sono quelle che fanno riferimento alle organizzazioni più rappresentative a livello nazionale. Questo” aggiunge Cazzola “dovrebbe garantire che non ci siano sindacati di base e soluzioni aziendali che contraddicono le scelte delle organizzazioni a livello nazionale. Faccio notare che a livello giuridico il lavoratore ha diritto a una tutela in caso di licenziamento ingiustificato, però la modalità della tutela non è detto che sia per forza la reintegra”.In questo senso agirebbe la norma inserita oggi nella manovra.
E’ così? “Io credo che, fermo restando che la reintegra deve rimanere nel caso di licenziamento discriminatorio, o per motivo di matrimonio, i sindacati possano essere abilitati a prevedere certi casi in cui ci sia solo il risarcimento del danno anche nella fattispecie in cui ora è prevista la reintegra. Penso a casi particolari in cui si dovessero trovare certe fabbriche: situazione di crisi, o la possibilità di avere investitori dall’estero. Negoziare questi aspetti può essere oltremodo utile per i lavoratori”.
La critica che è stata mossa oggi dalla Cgil è che si sia toccato l’articolo 18: “L’articolo 18 non è l’undicesimo comandamento che Dio ha dato a Mosè sul Monte Sinai. Il lavoratore, come garantiscono le organizzazioni internazionali del lavoro, ha il diritto a una tutela ma non è detto che questa sia la reintegra. Essa dev’essere derogabile”. Ne approfittiamo per chiedere al professore un suo parere su un’altra norma di cui si è discusso oggi, l’introduzione del SuperInps: “Sono molto cauto al proposito, faccio notare che in realtà si è aperto un percorso possibile ma non si è ancora deciso di farlo. Oggi il cammino verso la semplificazione dei soggetti previdenziali è già avanti, non escludo ci possa essere un ente pensionistico unico, ma sarei perplesso a unire tutto in un solo ente: preferisco un ente pensionistico e un ente infortunistico”.

Fonte: Sussidiario.net del 4 settembre 2011

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