• sabato , 23 Novembre 2024

Lo scisma in gessato

L’Avv. Enzo Moavero Milanesi è tornato alla Presidenza del Consiglio, dove aveva già soggiornato ai tempi dei Governi Amato e Ciampi, in aspettativa dell’eurocrazia, sua casa preferita (dopo un breve soggiorno in Texas) da quando ha studiato al Collège d’Europe di Bruges. Vi è ora giunto da Ministro agli Affari Europei con i suoi gessati molto ‘Bristish’ proprio mentre la Gran Bretagna fa le bizze sul futuro dell’”unione fiscale” europeo.
Ha sulla sua scrivania copia della lettera di Forrest Capie, Professore Emerito di Storia Economica, e Geoffrey Wood, Professore Emerito di Economia Politica, ambedue della Cass Business School di Londra. La lettera avrebbe convinto il Premier del Regno Unito a non partecipare all’ultimo (per ora) tentativo di salvare l’unione monetaria. La lettera porta la data del 19 Novembre ed è, quindi, stata studiata a Downing Street proprio alla vigilia dell’ultimo (per ora) vertice concitato dei Capi di Stato e di Governo dei 27. In meno di quattro pagine, illustra (con una dovizia di esempi) come le unione monetarie di solito durano poco e come il divorzio tra i partner (se è amichevole e ben preparato) non costa molto. Non solo in numerosi casi (ad esempio, quando l’Irlanda e la Nuova Zelanda coniarono loro monete per sostituire la sterlina) i benefici alla collettiva sono stati ben maggiori dei costi. “Se la Scozia si separasse dal Regno Uniti sarebbe normale, e vantaggioso per tutti, che avesse una propria moneta”. Quindi, perché – affermano i due “emeriti” – mettersi con una schiera di perdenti?
Non rallegra certo il Ministro l’ultimo fascicolo del Journal of Common Market Studies , la rivista – ricordiamolo – attorno a cui negli anni Sessanta e Settanta si riunirono coloro che volevano l’ingresso, prima, e la più piena partecipazione, poi, della Gran Bretagna nelle istituzioni comunitarie.
Nel saggio di apertura Laura Cram dell’Università di Strathclyde a Glascow si chiede senza mezzi termini se l’Unione Europea, UE, ha ancora un cordone ombelicale. L’UE – afferma il lavoro- viene ormai “accettata passivamente” e nessuno la considera “un’autorità politica legittima”. Più dura Liesbeth Hooghe della splendida University of North Carolina a Chapel Hill: i Commissari Europei ed i loro funzionari si considerano i governanti dell’Europa ed i non “i servitori degli Stati membri”. Liesbeth Hooghe è una fine giurista (come il Ministro) e traccia un percorso di “pragmatismo istituzionale” per uscire da un vicolo cieco in cui l’Europa si sta incartando. Il suo collega Gary Marks , sempre dell’University of North Carolina a Chapel Hill, va oltre e tratteggia le mire imperialiste delle istituzioni Ue e ne traccia le origini – guarda, guarda- nel Terzo Reich, nella Francia Napoleonica, nell’Impero dei Franchi (quello Sacro oltre che Romano) e nell’Impero dei Romani. Tutte esperienze di “polity” ben lontane non solo dalla democrazia parlamentare ma dalla democrazia ‘tout court’. E dove il gessato non era di moda.
Gli euro-entusiasti di un tempo sono ora euro-scettici. Che non sia stato fatto qualche errore a Rue de Loi e nei pressi del Parc du Cinquantenare nella tanto amata Bruxelles?

Fonte: Riformista del 16 dicembre 2011

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