Per questa stagione la politica scelta dal Pd è quella del doppio binario: con Monti, oltre Monti. Ma si avvicina la battaglia che porterà alle elezioni del 2013 e in casa democrat si cominciano a impostare discorsi più lunghi, piattaforme politico-culturali sulla base delle quali contendere al centrodestra governo e consenso. È questo lo scenario in cui si iscrive il libro che uno dei dirigenti di punta del Pd, Stefano Fassina, ha ultimato per l’ editore Donzelli («Il lavoro prima di tutto») e che sarà in libreria dal 29 febbraio. Duecento pagine che hanno come motivo conduttore la lotta al liberismo e come parola d’ ordine il «neoumanesimo laburista» ma, e qui sta in qualche maniera la novità, si rifanno più all’ elaborazione di Papa Ratzinger che alla tradizione socialdemocratica comprese le varianti introdotte nel nuovo secolo dai vari Hollande, Miliband e Gabriel. Per Fassina, il governo Monti chiude il periodo della Seconda Repubblica e apre il cantiere della ricostruzione della politica. Il responsabile economico del Pd parla esplicitamente di una Terza Repubblica che dovrà nascere «lungo l’ asse del bipolarismo mite, animato da partiti dotati di autonomia culturale e forza organizzativa, in grado di formare e selezionare classe dirigente adeguata». Il sostegno del Pd al governo Monti è pertanto un passaggio «strumentale» (le virgolette sono dell’ autore, ndr .), subito dopo il partito dovrà costruire «uno schieramento largo, tra progressisti e moderati, con Sel e Idv per andare oltre i confini del centrosinistra». Ma al di là degli schieramenti e delle formule che non sembrano appassionarlo, la Terza Repubblica di Fassina si caratterizza per l’ obbedienza a quelli che l’ autore chiama «gli spread sociali e democratici». Nell’ operazione di riposizionamento culturale del Pd all’ epoca della Grande Crisi, Fassina scommette su una prorompente vitalità del cattolicesimo sociale e di conseguenza individua la più importante fonte di ispirazione nell’ enciclica papale Caritas in veritate, definita in un passaggio «l’ analisi più lucida della fase» e in un altro «il riferimento più alto e profetico per leggere e per poter traguardare con fiducia l’ inedita congiuntura mondiale». Ma oltre al testo di Papa Ratzinger Fassina elenca almeno altri due interventi imperdibili della Chiesa, come il documento predisposto per il G20 di Cannes e la prolusione del cardinale Bagnasco al convegno della pastorale del lavoro di Rimini. Il dirigente del Pd si stupisce che entrambi non abbiano avuto nel dibattito economico il rilievo che avrebbero meritato per aver messo al centro del discorso pubblico «una visione dell’ uomo incompatibile con l’ impianto dell’ individualismo metodologico, ossia con la visione fondativa del liberismo». Per dirla in parole povere se Fassina individua il morbo assoluto nel liberismo ci spiega che il vaccino lo si trova in Vaticano. E forse solo lì. Gli untori del nostro tempo sono i Marchionne e i Giavazzi rei di «modernità unidimensionale e deterministica», mentre è dalle parole del cardinale Bagnasco che possono venire suggerimenti utili a chi si occupa full time di ricostruire una politica della sinistra. Fassina fa propria persino la critica che il cardinale rivolge alla cultura socialista che avrebbe fallito non tanto sul piano delle teorie economiche quanto nella mancata dimensione antropologica. Aver messo su di un piedistallo la classe operaia e non la persona che lavora. Un errore che il Pd bersaniano, a detta di Fassina, non perpetuerà, convinto di poter riuscire a mettere assieme Cattolicesimo sociale e cultura laburista.
Fonte: Corriere della Sera del 18 febbraio 2012E Papa Ratzinger ispira il neo-laburismo del pd Fassina
L'autore: Dario Di Vico
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