Quando Bersani dice che vuole “correggere quegli elementi mancanti che il governo stesso ammette che sono nella riforma, e farlo perfezionando limpianto senza toccare lequilibrio dei conti, un brivido mi corre lungo la schiena.
Sento critiche al ministro Fornero per aver detto sia che intende cambiare le regole riguardanti i contratti a termine in scadenza, appena toccati dalla riforma che porta il suo stesso nome, sia che non intende cambiare il provvedimento sulle pensioni, sempre suo, come chiede chi si è erto a difensore degli esodati. Non sono daccordo con quegli strali, il ministro fa bene nellun caso a fare autocritica e nellaltro a tener duro.
Partiamo dalle nuove norme che regolano il lavoro a tempo determinato. La riforma intendeva stringere i bulloni per evitare abusi, ma si basava sullequilibrio che si doveva creare con lallentamento dei bulloni che tengono inchiodato a regole troppo rigide i flussi di uscita dei lavoratori a tempo indeterminato. Lo scambio, però, con le modifiche che ci sono state a seguito della concertazione con le parti sociali, si è fatto squilibrato. E alcuni vincoli introdotti per partite Iva e altre forme di lavoro a termine ha finito per determinare nuova disoccupazione, in particolare giovanile. Cioè proprio laddove occorreva ottenere leffetto esattamente opposto. Se ora, magari parlando con un po di imprenditori, Fornero sè accorta di questo e intende porre rimedio con qualche correttivo, ben venga. Soli gli stolti non cambiano mai idea.
Ciò non vuol dire, però, che le idee vadano cambiate in continuazione. Per questo il ministro fa altrettanto bene a evitare di farsi convincere da coloro che in nome degli esodati intendono minare la riforma delle pensioni. Che, è bene ricordarlo, è la vera grande riforma strutturale che il governo Monti ha saputo produrre. Quando vedo che Bersani dice che non vuole scaravoltare la riforma ma correggere quegli elementi mancanti che il governo stesso ammette, e farlo perfezionando limpianto senza toccare lequilibrio dei conti, un brivido mi corre lungo la schiena. Perché il Pd è stato quel partito che, con Prodi a palazzo Chigi, ha preteso di smontare il cosiddetto scalone (riforma imperfetta ma certo meglio di niente), cosa che ci è costata dieci miliardi e ritardi nellaggiustamento della previdenza. Ora, il governo è già intervenuto per 130 mila esodati. Se per are un altro passo occorre sposare la linea Damiano, la quale costerebbe in un decennio 30 miliardi che si aggiungerebbero ai 9 miliardi già stanziati, allora è bene avere il coraggio di dire di no. Se poi si vede che nel ddl esodati larticolo uno prevede una deroga sperimentale, tra il 2013 e il 1017, allallungamento delletà pensionabile stabilita con la riforma Fornero, anche per i lavoratori non esodati e che riporta di fatto in vigore per alcuni anni la vecchia modalità, allora non solo io dico come ha detto Giuliano Cazzola che questo articolo va abolito, ma vado oltre. Perché una norma di questo genere, che con gli esodati non ha nulla a che fare, mostra la vera intenzione di chi se ne è fatto paladino. Fornero, mi raccomando, tenga la barra ferma.
Attenti al tranello esodati
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