Destano preoccupazione i dati resi noti dallInps in occasione della presentazione del V Rapporto al Parlamento. In particolare, vanno segnalati due aspetti.
Il primo riguarda lincidenza della spesa pensionistica sul Pil che ha raggiunto, nel 2012, quasi il 16%, la quota che ai tempi della riforma Dini del 1995 veniva prevista alla volta del 2035-2040 quando era atteso il picco della spesa stessa. Ovviamente questa anticipazione non dipende soltanto dalla spesa che è continua a crescere al numeratore, ma dal crollo del Pil al denominatore. Il quadro macroeconomico in cui si sviluppa il sistema pensionistico è risultato largamente peggiore di quello che venne preso a riferimento. Questi andamenti, tuttavia, dimostrano che la riforma voluta dal governo Monti (che ora i maggiori partiti vogliono mettere in discussione) non serviva solo, come si dice, a , ma a rimettere in equilibrio il sistema.
Laltro aspetto critico consiste nel prosciugamento, in seguito alla crisi, dei tradizionali e robusti avanzi della gestione delle prestazione temporanee (in cui confluiscono gli ammortizzatori sociali di natura previdenziale), che servivano a coprire le passività delle gestioni pensionistiche.
Ultima considerazione: la vicenda dei cosiddetti esodati viene gestita secondo quanto previsto e sulla base delle risorse stanziate dal governo Monti, che si stanno rivelando adeguate e corrette.
Inps, due aspetti che preoccupano
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