«Ma il dibattito continuava dentro e fuori del governo. Le obiezioni arrivavano in diverse forme di cangiante sofistificazione, anche se il messaggio centrale era sempre lo stesso: spendere di più e fare più debiti. Usavano argomentare che era necessario aumentare la spesa pubblica per l’occupazione e i progetti industriali, al di sopra di quanto avevamo previsto ed eravamo effettivamente costretti a spendere semplicemente in conseguenza della recessione. Non si sfuggiva al fatto che un aumento della spesa pubblica, in qualunque modo venisse impiegato, doveva pur venire da qualche parte. E «qualche parte» significava imporre tasse ai privati e all’industria, contrarre altri debiti, aumentando la quota di interessi, o stampar moneta, aumentando l’inflazione». Queste considerazioni sembrano essere state scritte ieri. Invece sono tratte dal libro «Gli anni di Downing Street» di Margaret Thatcher.
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In tanti anni di attività sindacale e politica ho conosciuto Riccardo Lombardi, Bettino Craxi, Enrico Berlinguer, Pietro Ingrao, Luciano Lama, Bruno Trentin e tanti altri grandi leader. È mai possibile per me prendere in considerazione Pippo Civati?
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Ci sarà un accordo tra l’Unione europea e la Grecia? Se così avverrà la vicenda di quel Paese (anche se governato dalla sinistra radicale) sarà il miglior paradigma della mancanza di una strategia alternativa a quella del rigore in Europa. Una nazione ormai prossima alla bancarotta non può continuare a trastullarsi nelle medesime pratiche oziose che hanno determinato quella situazione, senza aggredire, magari brutalmente, quei fattori di spesa fuori controllo che hanno squilibrato strutturalmente il bilancio. La migliore lezione all’esecutivo l’hanno data i cittadini greci che facevano la fila davanti ai bancomat e nascondevano i risparmi sotto il materasso.
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A quando il Marinexit?
Fonte: Italia Oggi - 25 giugno 2015