In queste ore, la globalizzazione assomiglia ad un suk in cui non è chiaro quale sarà lesito finale dei costi e dei ricavi per lazienda Italia, il cui sviluppo è stato caratterizzato dal trainare la crescita interna tramite lespansione nel mercato mondiale. Da un lato, lazionista di controllo della la Telecom sembra sia sul punto di diventare unaccoppiata doltreatlantico- lamericana AT&T in partnership con la messicana America Movìl. Da un altro, unaltra grande impresa italiana, lAlitalia, potrebbe finire sotto il controllo o del Texas Pacific Group alleato con MartlinPatterson o sotto quello di Aeroflot. Al tempo stesso, però, Enineftegaz, il consorzio formato da Eni ed Enel, ha vinto l’ asta per alcune delle principali attività del fallito gigante energetico privato russo Yukos. Inoltre, dopo una fase in cui lexport italiano ha perso punti in termini di quote del mercato mondiale, le piccole e medie imprese (Pmi) stanno mostrando una forte capacità innovativa ; sono riuscite a tenere (ed in certi casi) ad ampliare le posizioni del made in Italy sul mercato mondiale (specialmente nel comparto delle 4A – Abbigliamento, Arredo, Automazione, Alimentazione); hanno contribuito allequilibrio della bilancia commerciale (al netto delleximport energetico); manifestano voglia di espandersi e di rinnovarsi.
Questo quadro mostra le contraddizioni e della politica economica italiana (nonché delle imprese nei confronti delle trasformazioni strutturali in atto) e del processo di globalizzazione Per quanto riguarda le imprese, molte tra quelle di maggiore dimensioni invece di cogliere le opportunità offerte dalle privatizzazioni, hanno scelto la strada apparentemente comoda di sedersi sulla rendita: le guerre delle Opa per il controllo di Telecom hanno bruciato valore e, se non ci sarà un colpo di scena, pare concludersi con il controllo da parte di stranieri (e non di un campione europeo in cui lItalia abbia voce in capitolo). Analogamente, Alitalia ha risposto alla sfida delle low cost con protezionismi di corto respiro che ne hanno preparato la fine come compagnia di bandiera. I Governi che hanno gestito le privatizzazioni degli Anni Novanta- hanno fatto poco o nulla per scoraggiare queste strade . Lalleanza Eni-Enel (messa in atto alla fine della scorsa legislatura) ha, invece, consentito di garantire la totalità di Oao Artic Gas Company, di Zoao Urengoil e di Naeftegaztechnologia, oltre al 20% di Oao Gazprom Neft – in breve sicurezza dei rifornimenti di metano e di altri idrocarburi tramite accesso diretto alle fonti di produzione. La vitalità delle Pmi (date solo un paio di anni fa in via di massiccia delocalizzazione) indica che il made in Italy ha ancora carte vincenti.
Occorre, però, una chiara politica per linternazionalizzazione , unitamente a regole dl gioco trasparenti nella globalizzazione. La prima ha evidenziato incertezze : lalleanza Eni-Enel e il rilancio delle Pmi mostra ci sono le condizioni di successo (per chi sa coglierle), mentre le vicende Telecom ed Alitalia indicano che chi non sa muoversi nel mercato mondiale prima o poi paga pegno. Lo stesso mercato mondiale (la settimana prossima si riuniscono a Washington i grandi per riflettere su questi temi) ha urgente esigenza di punti fermi: lo sottolineano da prospettive diverse la giurista laica Maria Rosaria Ferrarese nel saggio Diritto sconfinato ed il Segretario della Pontificia Commissione Justitia et Pax Giampaolo Crepaldi nel libro Globalizzazione una prospettiva cristiana. Due voci che il Governo farebbe bene ad ascoltare.
Telecom, se il mercato è libero l’Italai vince
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