Nel semestre europeo avviato in queste settimane, il Piano Nazionale di Riforme (PNR) è lo strumento per promuovere la crescita. La sua definizione simultaneamente con quella del Piano di Stabilità e Convergenza (PSC) ha lo scopo di assicurare che risanamento della finanza pubblica e programmi di sviluppo vadano di pari passo tra loro ed in tutti i Paesi dellUE (in particolare in quelli delleurozona). I PNR sono attesi a Bruxelles per il 15 aprile. Il PNR italiano verrà presentato al Parlamento il 10 aprile.
Tra gli Stati di grandi dimensione, la Germania, seguita della Francia, è quello che ha curato con maggiore attenzione il documento. Neanche Germania e Francia, però, esplicitano con chiarezza le riforme. La stessa Commissione Europea ha fatto capire che questo aspetto verrà affrontato con gradualità. Il PNR tedesco illustra senza inibizioni i nodi strutturali da sciogliere (specialmente di finanza pubblica) e dà una priorità alla crescita delloccupazione anche come strumento per il risanamento della finanza pubblica (più occupati vuole dire maggior gettito e minor spese per il sociale) e per linclusione delle fasce ai margini della società. In materia di occupazione di degli ultra 55enni e delle donne, Germania e Francia si pongono obiettivi più ambiziosi di quelli di Europa 2020, mentre il PNR del 5 novembre se ne poneva inferiori a quelli UE, giustificandoli con il basso livello di partenza.
Differenze marcate soprattutto rispetto alla formazione di capitale umano. Nei PNR di Austria, Francia, Germania, Finlandia, Polonia Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca e Svezia, ci si propone di contenere gli abbandoni scolastici entro il 4 per cento ed il 9 per cento entro il 2020 (lobiettivo europeo è il 10) mentre nel documento italiano del novembre scorso si mira al 15-16 per cento. In termini di istruzione terziaria (universitaria ed equiparata), siamo al 22,3 per cento della corrispondente classe di età e proponiamo (nel PRN di novembre) di arrivare al 26-27 per cento (solo la Romania ha un obiettivo inferiore), rispetto al 60 per cento dellIrlanda, a 50 per cento di Belgio, Cipro, Francia e Polonia ed ad oltre il 40 per cento di Germania, Portogallo, Spagna, Lettonia, Lituania, Slovenia. Ancora maggiore, il divario in materia di ricerca scientifica : gran parte dei Paesi dellUE hanno già spese in ricerca scientifica che superano il 2 per cento del Pil (in Novembre ci siamo dati come obiettivo l1,53 per cento rispetto all1 per cento attuale) e propongono traguardi più ambiziosi del 3 per cento previsto in Europa 2020.
I nostri obiettivi sono inferiori a quelli degli altri si afferma a ragione della priorità da dare al risanamento della finanza pubblica. Anche altri Stati UE hanno situazioni complesse di bilancio, ma ciò nonostante danno priorità alla crescita reale. Potremmo farlo con un più incisivo programma di liberalizzazioni: il Dipartimento del Tesoro dispone della strumentazione alluopo , descritta in un elegante working paper diramato la settimana scorsa a livello internazionale.
Ecco la classifica dei migliori piani sviluppisti dei Paesi Ue
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