• domenica , 24 Novembre 2024

Nucleare testato a metà

Fumata nera sulle prove di sforzo per le centrali. Inglesi e francesi non vogliono considerare il pericolo di un attentato. Proprio loro…
Questa storia puzza dal principio e, come diceva mia nonna Carolina parlando del pesce, ha cominciato a sprigionare il suo lezzo dalla testa.
All’indomani dello tsunami giapponese e della crisi nucleare di Fukushima i ministri industriali/energetici dell’Unione europea si sono ritrovati a Bruxelles per disegnare una strategia comune di sicurezza. Hanno fatto talmente rumore, e suscitato talmente emozione, che persino il governo italiano ha trovato lo spunto per sospendere (temporaneamente sino al dopo referendum e sino a quando i cittadini avranno altro per la testa)la sua strategia atomica.
Una delle decisioni è stata quella di accertarsi che le 143 centrali europee siano veramente sicure, circostanza che ha portato alla scoperta di un numero di impianti obsoleti superiori alle previsioni e ll’accettabile.
Il Consiglio europeo di fine marzo ha dunque detto “facciamo degli stress test”, delle prove di sforzo, vediamo come reagiscono i reattori a circostanze straordinarie, tipo maremoti, terremoti e altre catastrofi a scelta (come avrebbe detto Asimov).
Il primo odore di bruciato si è percepito proprio in quell’occasione, visto che i leader hanno detto che i test devono essere VOLONTARI. Motivo: è una decisione che dipende dagli stati membri. Va bene, dai. Però non potevano dire, i leader, “ci impegnano a farlo a casa nostra e blah, blah, blah”. Potevano e non lo hanno fatto.
Allora Barroso ha detto che tutti volevano i test. E che tutti li volevano credibili. Tuttavia, sono rimasti VOLONTARI.
Ieri a Bruxelles si sono riuniti i rappresentati delle Agenzie per la sicurezza nucleare. Il compito del giorno era definire i criteri dei test. (Per l’Italia non c’era l’Agenzia, ma un altro organismo tecnico, visto che l’Agenzia è una mera fonte di costo che non ha in questa fase alcun senso di esistere se non per fungere da foglia di fico del governo).
Non c’è stata alcuna intesa, come largamente previsto. Il motivo?
L’incomprensibile commissario per l’Energia Oettinger proponeva che i test fossero allargati al massimo, dai terremoti ai fattori umani, dunque voleva che le centrali fossero in grado di reagire anche alla caduta di un aereo o a un attacco terroristica. E’ una decisione che mostra sensibilità, visto i tempi che viviamo.
Un gruppo di paesi capitanato dal Regno Unito ha chiesto invece di limitarsi ai disastri naturali (L’uomo, evidentemente, è innaturale). Austria e Germania vogliono invece contemplare anche gli attentati. La Francia no. Di qui il disaccordo che rivela la difficoltà di raggiungere una intesa vera e concreta entro l’anno come previsto. Oettinger ha giurato che non firmerà una intesa che non sia ad ampio respiro.Vedremo.
I tecnici si rivedranno la prossima settima a Praga. La Commissione vorrebbe un accordo al consiglio energia di metà giugno.
Difficile. Perché c’è una questione politica (non si vuole spaventare i cittadini preparandosi a catastrofi esagerate) e ce n’è una finanziaria (i testi costano un sacco di soldi, perché bisogna fermare le centrali).
Sarebbero soldi spesi bene, senza dubbio. Perché c’è una cosa che mette d’accordo i nuclearisti con gli antinuclearisti. E’ che gli impianti devono essere sicuri sino all’estremo del possibile. Un incidente – circostanza remota ma non innegabile a priori – è qualcosa che colpisce chi è pro quanto chi è contro l’atomo. Ma alcuni governi, sinora, non vogliono proprio tenerne conto.Testoline…..

Fonte: La Stampa del 13 maggio 2011

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