L’ex direttore di «Time» Walter Isaacson: «Era sofferente ma lucido, con il suo solito linguaggio tagliente e l’ironia abrasiva».Anticipata l’ uscita del libro,fino all’ ultimo ha parlato con l’ autore «Voglio che capiscano perché sono stato un padre assente».
«Quando nel 2004 mi chiese per la prima volta di scrivere una biografia su di lui, gli risposi, in tono un po’ scherzoso: “Ne ho pubblicata da poco una su Benjamin Franklin e ora sto scrivendo quella di Albert Einstein: lei si sente il successore naturale di questa sequenza? Non scriverò la sua storia adesso: tra vent’ anni, quando si ritirerà”». La biografia di Steve Jobs, l’ opera monumentale (656 pagine) attesa ormai da tutti come l’ evento editoriale dell’ anno, Walter Isaacson l’ ha dovuta scrivere molto prima. Ha cominciato a lavorarci tre anni fa. Doveva essere pubblicata nell’ aprile 2012. La decisione, presa mesi fa dall’ editore Simon & Schuster, di anticiparne l’ uscita al 21 novembre di quest’ anno era stata allora interpretata come un altro segnale del peggioramento delle condizioni di salute del fondatore della Apple. Che, intanto, aveva lasciato la guida del gruppo con un messaggio scarno, nitido, raggelante: «Ho sempre detto che, se fosse mai venuto il giorno in cui non fossi più stato in grado di svolgere il mio compito di capoazienda, sarei stato il primo ad ammetterlo. Purtroppo quel momento è arrivato». La scomparsa di questo straordinario imprenditore – un leader carismatico che ha messo insieme ingegneria, arte e innovazione – ha provocato un boom delle prenotazioni del libro, schizzato in poche ore dal 384esimo al primo posto della classifica dei bestseller di Amazon. L’ editore ha così deciso di anticipare ulteriormente l’ uscita. Steve Jobs (titolo lapidario che ha sostituito di recente l’ originale iSteve: The Book of Jobs ) arriverà nelle librerie il 24 ottobre (in Italia verrà pubblicato da Mondadori). Il volume è già in stampa, ma Simon & Schuster non dà alcuna indicazione sulla tiratura. Gli esperti parlano di milioni di copie. Seguite da un film e da riduzioni televisive. In un colloquio di qualche tempo fa sul futuro della stampa, Isaacson mi aveva detto che non poteva parlare, per gli impegni presi, del suo libro. «Ma certo», aveva aggiunto, «Jobs è un innovatore straordinario che non solo ha cambiato le nostre vite coi suoi oggetti, ma con l’ iPad e le sue applicazioni ha aperto vie nuove a un’ industria dei giornali che rischiava di restare incastrata nel vicolo cieco dell’ informazione data tutta gratis “online”. Da questo punto di vista è un personaggio che ha dato un contributo importante per cercare di rivitalizzare la stampa». Quanto alla sua biografia, si era limitato a prevedere vendite divise a metà tra edizioni di carta ed «ebook». Ieri l’ ex direttore di Time ed ex capo della Cnn che oggi è presidente dell’ Aspen Institute, ha detto qualcosa di più: tracciando un profilo di Jobs proprio sul suo magazine, ha parlato dei suoi 50 incontri con questo personaggio straordinariamente complesso, intenso, romantico, «ossessionato dal controllo, perfezionista compulsivo, che parlava di se stesso come di un artista». Un uomo abituato a fissare negli occhi la gente senza battere ciglio, «con lunghi silenzi punteggiati da improvvise esplosioni di parole pronunciare a raffica». Descrivendo il suo personaggio, Isaacson torna spesso sul concetto di «intensità» che a suo avviso è anche all’ origine della sua «visione binaria del mondo». Il dotto biografo lo spiega senza giri di parole: «Una dicotomia eroe/stronzo nella quale potevi passare da una parte all’ altra anche nello stesso giorno». Isaacson racconta come, davanti a un personaggio nel quale «passioni, ossessioni, desideri, senso estetico e demoni erano tutti parti integranti del suo approccio al “business” e, addirittura, entravano nei prodotti che creava», decise di costruire la biografia come un «caso di studio» della creatività. Man mano che il lavoro del biografo si è sviluppato di pari passo con l’ avanzare della malattia, anche il «focus» del racconto di Isaacson è, però, cambiato. La lunga agonia di Jobs – il suo «combattere il male con grande intensità mista a una stupefacente emotività romantica» – ha fatto crescere il racconto dell’ ex direttore di Time dalle originali 440 a 656 pagine. Isaacson ha continuato a incontrare fino all’ ultimo un Jobs sempre più indebolito. Quattro settimane fa l’ ultima visita nella sua casa di Palo Alto, in California: «Sofferente ma lucido, col solito linguaggio tagliente, l’ ironia abrasiva. Abbiamo parlato della sua infanzia, mi ha dato foto di suo padre da inserire nella biografia». Poi il momento triste e commovente dell’ addio. Isaacson gli fa l’ ultima domanda: «Perché, dopo aver coltivato per tutta la vita la riservatezza, ha deciso di aprirsi tanto in questi 50 colloqui?». «Perché volevo che i miei figli mi conoscessero. Spesso non sono stato qui quando avevano bisogno di me. Volevo che sapessero perché, cosa stavo facendo».
La biografia di Jobs:”Per i miei figli”
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