ROMA riavrà, forse, la sua Centrale del latte, che sul finire degli anni ‘ 90 la giunta Rutelli aveva venduto alla Cirio di Sergio Cragnotti il quale poco dopo l’ aveva girata alla Pamalat di Calisto Tanzi. La decisioneè del Consiglio di Stato, al termine di una lunga vicenda giudiziaria, e si basa sul fatto che Cragnotti non poteva vendere la Centrale per cinque anni dalla data di acquisto. Tuttavia la partita non è completamente chiusa perché dopo la decisione finale della giustizia amministrativa si passa a quella civile, alla quale si è rivolta la Parmalat convinta di essere legittima proprietaria. Cosa farà il Comune della Centrale, se alla fine dovesse tornarne in possesso, non si sa. Quello che si sa è che il valore oscilla tra 110 e 120 milioni, e che la giunta Alemanno ha bisogno di denari tanto che sta studiando come vendere il 21 per cento di Acea. Si può quindi immaginare che dopo aver vissuto per quasi quindici anni senza la Centrale in tasca, il Comune decida di farne a meno anche in futuro e proceda ad una nuova vendita. Quello che colpisce di questa vicenda tuttavia più che i denari sono i tempi. Sergio Cragnotti è uscito malamente di scena e Calisto Tanzi ancor più malamente di lui, mentre la Parmalat è ora posseduta da una multinazionale privata francese. La storia comincia in un’ epocae finisce in un’ altra, in cui sono diversi i protagonisti, è diversa l’ economia, sono diversi i consumi e le abitudini dei cittadini. Possiamo provarea domandarci se, nelle valutazioni di una multinazionale che prendesse in considerazione di investire in Italia, peserà di più l’ articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori oppure una giustizia che per prendere decisioni su argomenti che riguardano investimenti e strategie impiega lustri. Quale sarà la risposta?
Fonte: Repubblica del 27 marzo 2012Centrale del latte un labirinto senza più uscita
L'autore: Marco Panara
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