Quanto è in salute la Confindustria che Emma Marcegaglia lascia al suo successore Giorgio Squinzi?
Dal bilancio appena approvato l’organizzazione di viale dell’Astronomia appare zoppicare non poco. Intanto i contributi associativi, per 39,3 milioni, non sono bastati nel 2011 a coprire da soli le spese di funzionamento (per 43,2 milioni), ed è stato necessario far ricorso ai proventi finanziari della liquidità investita (per 2,1 milioni) e alle riserve (per 1,7), per non andare in rosso.
Il segnale più preoccupante viene dala voce “crediti verso gli associati”, lievitati da un anno all’altro di oltre un milione, che sono arrivati a 3milioni 252 mila euro: sono le quote associative non pagate, che testimoniano le difficoltà economiche delle imprese, ma anche un certo malcontento sull’efficacia della lobby confindustriale.
D’altra parte non è stato un anno facile. Dal Sole24Ore non è arrivato neanche quest’anno il dividendo, essendo il perdita per oltre 8 milioni, e dalla costellazione delle società controllate (Sipi, Aedificatio e via dicendo), c’è stato piuttosto un forte drenaggio di risorse per far fronte alle loro perdite che utili.
Non solo, l’annus horribilis 2011 ha obbligato la Marceglia ad allontanarsi spesso dal budget: le consulenze (2,1 milioni) hanno sforato dell’1,4 per cento le previsioni e anche il bilancio 2010, e persino su cancelleria e stampati e acquisto di altri beni si è dovuto aprire il portafoglio più del previsto, arrivando a spendere il 16,8 per cento più dell’anno passato.
In qualcosa, certo, Emma ha tagliato: la voce “prestazione di servizi”, per 13 milioni, si è ridotta di circa 60 mila euro: lo 0,5 per cento in meno rispetto all’anno prima. «A conferma della grande attenzione rivolta alla riduzione e al contenimento dei costi», si legge nella relazione, con evidente scarso senso delle proporzioni.
Morale? Il conto in banca della centrale degli imprenditori, a fine dell’ultimo anno della presidenza Emma, risultava alleggerito di 11 milioni e mezzo rispetto all’anno prima, a 4 milioni e 600 mila; la liquidità investita, per 61,6 milioni è impegnata in titoli di Stato e obbligazioni e per quasi la metà in una polizza assicurativa con Chiara Vita, gruppo Banco di Desio.
I veri conti di viale dell’Astronomia
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