La tecnologia digitale fa bene alle piccole e medie imprese e anche in questi tempi di crisi funziona meglio di un antidepressivo sul sentiment aziendale. La scoperta è contenuta nel nono rapporto Unicredit sulle pmi, presentato ieri a Roma. L’indagine approfondisce quest’anno sfide e opportunità della digitalizzazione: per questo, dopo aver ricordato la durezza dell’attuale quadro macroeconomico (un Pil che fletterà del 2,4% quest’anno e di mezzo punto nel 2013) rileva che il clima delle attese fra gli imprenditori che affermano di avvalersi di tecnologie avanzate è decisamente migliore di quello che domina altrove.
Sia le piccole sia le medie aziende si dichiarano molto più fiduciose se utilizzano tecnologie digitali (+6% è il delta per le piccole, +7% per le medie) e, tra queste, la pratica della funzione vendite tramite l’ecommerce sembra renderle ancora più ottimiste. «Un’azienda più digitale oggi ha quasi sempre più credito perché ha piani di business più chiari e misurabili. È insomma – ha spiegato il direttore generale di Unicredit, Roberto Nicastro un’azienda che fa meglio l’azienda». Una regola che vale anche per il gruppo di piazza Cordusio: Unicredit ha appena lanciato sul mercato un conto corrente al 100% online, attivabile dal sito (il contratto è siglabile con una firma elettronica avanzata) senza dover passare per l’agenzia, quindi, neanche per i contatti iniziali.
Ma il rapporto presentato ieri non nasconde che il digital divide resta penalizzante per le imprese italiane, soprattutto quelle piccole e medie, ancora troppo distanti dalle opportunità di un buon livello di digitalizzazione. Il ritardo è però di tutto il Paese, dove il ruolo dell’economia digitale «appare inferiore rispetto sia agli Stati Uniti sia a nazioni europee come Svezia, Gran Bretagna, Francia e Germania».
Nel dibattito il presidente di Confindustria digitale, Stefano Parisi, ha sottolineato che la soluzione non è il ricorso a incentivi pubblici per lo sviluppo delle tecnologie informatiche ma è in primo luogo lo sgretolamento di quel «sistema di potere» che impedisce di fare passi avanti nel processo di digitalizzazione della Pa. «Di carta d’identità elettronica si parla da 20 anni e non è mai stata fatta perché i comuni non vogliono integrare i propri sistemi informatici». Tornando alle Pmi, l’analisi Unicredit rimarca il dinamismo nell’apertura verso l’estero. «Negli ultimi 10 anni un numero crescente di piccole imprese ha rivolto la propria attenzione ai mercati internazionali e ciò e avvenuto con un’accelerazione progressiva a partire dal 2007, punto massimo del precedente ciclo economico».
Aziende piu’ “coraggiose” con l’hi-tech
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