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L’allarme di Caio “Col rinvio della fibra si rischia il collasso”

E’ STATO CHIAMATO DAL PREMIER LETTA A GUIDARE IL TEAM DI TRE ESPERTI CHE VALUTERÀ SE I PIANI DI INVESTIMENTO DEI GESTORI SONO IN GRADO DI FAR SÌ CHE IL PAESE RISPETTI GLI IMPEGNI PRESI SULLA BANDA LARGA PER IL 2020
Francesco Caio, Mister Agenda Digitale, su incarico del presidente del consiglio Enrico Letta si dovrà occupare anche della rete di telecomunicazioni del paese. «E’ una missione di verifica. Nell’ambito dell’agenda digitale europea è stata ribadita non solo l’implementazione delle applicazioni di e government ma anche la diffusione della banda larga e ultralarga in vista degli obiettivi di Europa 2020: raggiungere la totalità della popolazione con almeno 30 megabit al secondo e almeno il 50% della popolazione con 100 megabit ». Quindi cosa dovrà verificare? «Visto lo stato attuale della rete italiana, dobbiamo vedere con i gestori se i piani di investimento in atto e previsti consentiranno di raggiungere gli obiettivi previsti per il 2020». Come svolgerà questo compito? «Abbiamo deciso di creare un piccolo team di esperti, e ho suggerito Gerard Pogorel e Scott Marcus che hanno la caratura tecnologica e l’esperienza internazionale ed europea nel settore. Insieme valuteremo i piani di investimento dei gestori e faremo riferimento a dati e competenze del ministero per lo Sviluppo Economico/Comunicazioni, dell’Agcom e della Fondazione Bordoni, che già in parte hanno svolto questo lavoro». Quando presenterà i risultati? «L’indicazione del presidente del Consiglio è di avere una primissima indicazione tra fine anno e l’inizio di gennaio. È una scadenza realistica perché non ci sono da fare nuovi piani ma c’è da verificare quelli esistenti». È lo stesso compito che ha svolto per il governo del Regno Unito? «Non esattamente. In quella fase stava partendo il video sulla rete e si trattava di valutare l’impatto che avrebbe avuto sulla capacità della rete stessa ed eventualmente indicare cosa avrebbe dovuto fare il regolatore. Si valutò che il mercato aveva dinamismo e stimoli sufficienti per fare gli investimenti necessari e per gestire l’evoluzione del traffico. Era la tv via cavo, che stava portando nella rete fissa gli stessi meccanismi competitivi che caratterizzavano la telefonia mobile». La differenza con la situazione italiana è quindi nella mancata diffusione da noi della tv via cavo? «Esattamente». Lei qualche settimana fa ha diagnosticato per la rete italiana una sorta di osteoporosi. Cosa vuol dire? «Che c’è il rischio di arrivare ad una rottura senza accorgersene. Mi spiego meglio: con il traffico che cresce si possono fare investimenti marginali al centro della rete per gestire questa crescita. Ma poi arriva un momento in cui la crescita del traffico incontra un collo di bottiglia che non si può rimuovere in tempi brevi perché non riguarda più l’elettronica della rete ma la sua struttura e architettura. Il rischio è arrivare al momento in cui la rete non regge quando è troppo tardi». Qual è la terapia, per così dire, da adottare? «In Europa siamo arrivati ad un livello di traffico che richiede un ampliamento della copertura con fibra avvicinandola alla casa dei clienti portandola fino agli armadi stradali». Perché si dice che la rete è strategica? «Perché è un fattore di competitività almeno quanto i talenti o la disponibilità di capitale, ed è per questo che la Ue e i governi nazionali le dedicano attenzione ». Quanto conta la proprietà nazionale? «In un’ottica di governance europea è importante il tasso di qualità e di copertura. Più che il passaporto dell’azionista quello che conta sono gli investimenti, che devono essere adeguati e regolati, e anche ovviamente remunerati in misura corretta». Invece dell’eventuale acquisto della rete di Telecom non si può valutare la fattibilità e l’economicità di costruirne una nuova? «Al momento quello che dobbiamo fare è verificare la congruità dei piani di investimento rispetto agli obiettivi europei. Se troveremo che ci sono dei gap tra i piani e gli obiettivi si valuterà. Quello che vediamo tuttavia è che nel mondo la rete di accesso ha spesso caratteristiche da monopolio naturale; le duplicazioni ci sono dove c’è la tv via cavo e in qualche situazione locale ad altissima densità di popolazione». Che rapporto c’è tra l’evoluzione della rete e l’agenda digitale? «L’evoluzione della rete è parte integrante dell’agenda digitale, che riguarda la digitalizzazione delle Amministrazioni ma anche la capacità dei cittadini e delle imprese di accedervi e quindi la diffusione e la qualità della rete». Lei per l’agenda digitale ha fissato tre priorità. Perché proprio queste tre? «Perché sono infrastrutturali, nel senso che mettono le basi per una architettura digitale della Pubblica Amministrazione. L’anagrafe unica digitale è l’indice logico per qualsiasi altro servizio: contiene dati certi dei cittadini residenti in Italia cui si possono poi agganciare informazioni e dati di altri servizi. L’identità digitale è la controparte per il cittadino che così può entrare in relazione con il mondo dei servizi pubblici per via digitale con certezza, semplicità e sicurezza. La fatturazione digitale è strumento essenziale di controllo di gestione del settore pubblico, precondizione per una efficace gestione e revisione della spesa». Quando vedremo qualcosa di tutto ciò? «Alcuni pezzi importanti della digitalizzazione della Pa sono attivi già da tempo, dal fisco al catasto per esempio. Quanto alle tre priorità: la fatturazione digitale per le amministrazioni centrali partirà a giugno 2014 e per quelle locali a giugno 2015. Per l’anagrafe e l’identità digitale la sperimentazione parte nel 2014 e il completamento è previsto entro fine 2015. Sono processi che richiedono tempo, noi ci siamo dati un cronoprogramma e lo stiamo rispettando ». Lei ha accettato la proposta di Letta di occuparsi dell’agenda digitale ponendo due condizioni: che l’incarico non fosse remunerato e fosse a scadenza. Perché? «Il mio mestiere è l’innovazione di impresa e l’impresa resta il mio mondo; ma quando Enrico Letta mi ha prospettato l’importanza che attribuisce all agenda digitale ho accolto il suo invito a fornire un contributo con una missione definita: accelerare l’attuazione avviando i principali progetti e creando con l’Agenzia Digitale una governance che sia in grado di portarli avanti. Nella Pa ci sono straordinarie professionalità bisogna metterle in condizioni di lavorare al meglio, senza sostituirsi a loro. Quale scadenza si è dato per avviare tutto ciò? «Con Enrico Letta avevamo ipotizzato la prossima primavera, e poiché stiamo rispettando la tabella di marcia penso che per aprile o maggio il mio lavoro di impostazione sarà terminato». In basso, il commissario per l’agenda digitale italiana Francesco Caio. Ora deve “fotografare” lo stato degli investimenti sulla banda larga

Fonte: Affari e Finanza del 25 novembre 2013

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