Apoche settimane dallinizio del se¬mestre in cui lItalia avrà la presi¬denza degli organi di governo del¬lUnione Europea, dovrebbe diventare o¬perativa la normativa sui minibond. Su Av¬venire del 2 marzo è stato illustrato di co¬sa si tratta e quale ruolo potrebbero avere nella strategia della ripresa, principal¬mente del settore manifatturiero. Da un lato, pur se le autorità monetarie europee e nazionali non hanno mai fatto mancare liquidità in generale, alle piccole e medie imprese non arriva il necessario capitale circolante ed ancor meno quello di rischio per operazione di lungo e medio termine; altrimenti, negli ultimi 12 mesi oltre un mi¬lione di Pmi non avrebbe chiuso i batten¬ti. Da un altro, se si tiene conto di espe¬rienze di altri Paesi, i minibond possono es¬sere uno strumento utile (anche se non il principale) per organizzare consorzi gra¬zie ai quali giungere a concentrazioni e fu-sioni che portino ad aumentare le dimen¬sioni medie delle nostre aziende. I mini¬bond, inoltre, premierebbero imprese e consorzi di qualità in termini di facilità di collocamento e di rendimenti richiesti da¬gli investitori e simili.
Sarebbero quindi una molla per una mag¬giore spinta competitiva in termini di fli¬ght to quality (del prodotto) non, come è avvenuto nellultimo lustro, solo o princi¬palmente di riduzione dei costi, spesso so¬prattutto del lavoro Ci sono tuttavia ancora dei nodi da sciogliere. Segnatamente, se e in che misura utilizzare il fondo di garan¬zia per i crediti alle piccole e medie im¬prese, istituito con una legge del 1996 e a¬perto, con la normativa del dicembre 2013 conosciuta come ‘Destinazione Italia’, ad alcune categorie di società di gestione del risparmio. Si tratta di complessi nodi tec¬nici che hanno risvolti di rilievo in mate¬ria di strategia di politica industriale e di politica europea dellItalia. Da un lato, u¬na garanzia pubblica troppo estesa po¬trebbe essere una trappola e ridurre, o an¬che togliere, allimprenditore lincentivo alla flight to quality citata in precedenza. Pur ove ciò non avvenisse, se ne darebbe limpressione; e dato che le impressioni sono spesso più importanti della realtà, i minibond potrebbero essere visti come prodotti rischiosi offerti da emittenti spe¬ricolati. Infine, un aumento del fondo di garanzia potrebbe essere visto, e maggio¬ri tutele per gli emittenti di minibond po¬trebbe essere considerati, come aiuti di Stato ai fini della normativa europea. Ciò apre, però, una finestra di opportunità; ne¬goziare nel semestre italiano un allenta¬mento temporaneo degli incentivi diretti allaumento delle dimensioni medie del¬le imprese italiane: un obiettivo più volte indicato tra quelli da perseguire per il buon funzionamento del mercato unico.
Fonte: Avvenire - 29 Marzo 2014