• domenica , 24 Novembre 2024

Il ballo dello zio Herman

Più vertici, meno produttività, mentre Van Rompuy cerca un ruolo e tutti faticano ad essere contenti
La mano che vappare in questa foto appartiene al presidente stabile dell’Ue, il belga Van Rompuy, lo “zio Herman” per quasi tutti. E’ meglio non andare oltre, per non rovinare la sorpresa del suo ritorno in scena lunedì prossimo, dopo oltre un mese di assenza dai radar dell’informazione europea.
E’ una figura enigmatica, lo Zio Herman. Certo è intelligente e abile, nutre uno spirito poetico, ha anche un discreto senso dell’umorismo che ne rende la conversazione piacevole.Il problema è che, a quasi un anno dal suo insediamento, gli manca un ruolo concreto.
Il presidente stabile dell’Unione, Mister Europa per dirlo con uno slogan popolare, doveva essere per il Trattato di Lisbona l’uomo in grado di rappresentare al meglio tutti i Ventisette, quello “che rispondeva alle telefonate di Obama”.
Quando si sono resi dell’importanza che la figura avrebbe avuto in termini pratici, i leader politici hanno scelto Van Rompuy, certi che avrebbe fatto un lavoro ordinato e funzionale, ma non li avrebbe oscurati.
Zio Herman cerca da dieci mesi di far vedere che c’è. Come? Convocando vertici e insediando gruppi di lavoro, moltiplicando le riunioni e dimezzando la loro produttività.
Un esempio. Lunedì e martedì ha convocato a Bruxelles i ministri dell’Economia.
Il primo giorno si riuniranno come “task force Van Rompuy”, con l’incarico (cruciale e necessario!) di studiare il modo per rafforzare il governo economico dell’Europa, così da completare l’unione monetaria.
Il secondo giorno gli stessi ministri si vedranno col cappello Ecofin per parlare più o meno delle stesse cose.
Qual è la differenza? E’ che il giorno prima presiede van Rompuy e il giorno dopo il leader di turno belga Reynders.
Qui l’artificio diventa perversione. In genere, quando si presentano a Bruxelles si titolari del Tesoro, si convocano anche in formato Eurogruppo, aprendo la riunione solo ai rappresentati della monta unica. Tradizionalmente c’è prima l’Eurogruppo e poi l’Ecofin.
Stavolta no. Prima l’Ecofin e poi l’Eurogruppo.
La decisione è stata da Zio Herman con il numero uno dell’Eurogruppo, il lussemburghese tignoso Jean Claude Juncker. Il quale, si racconta, soffre lo scavalcamento della task force e ha voluto avere lui lo spazio per l’ultima conferenza stampa, martedì pomeriggio.
L’attivismo di Van Rompuy ha generato anche un vertice straordinario dei capi di stato e di governo il 16 settembre. Gli uomini di Bruxelles hanno passato tutta la scorsa settimana a cercare di dargli un senso, visto che non c’è nulla di veramente straordinario da decidere oggi. Lo dimostra anche che convocare un vertice straordinario si convoca a tambur battente e non con due mesi di anticipo (e poi si va in vacanza per sei settimane).
Detto che la Commissione è irritata perché il lavoro della task force van Rompuy che duplica l’Ecofin lo doveva fare lei, è facile osservare che il Trattato di Lisbona – sulla carta una mossa vincente – non ha ancora cominciato a dare benefici. Anzi.
Se il sonno della ragion genera i mostri, l’incertezza delle regole genera le ballerine della politica, consuma il denaro dei contribuenti e, soprattutto, incrina il meraviglioso sogno di una vera integrazione europea che porti pace, sviluppo economico e uguaglianza. Suona retorico, ma questa è la vita…

Fonte: La Stampa del 3 settembre 2010

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