Il solito Schulz sfida gli equilibri democratici. Critiche da centrodestra alla finanziaria europea. Sbagliate e pericolose.
PARTE PRIMA.IL SOLITO SCHULZ. Il presidente del gruppo socialista del parlamento europeo, Martin Schulz, uno convinto di essere uno statista e purtroppo candidato a diventare presidente dell’euroassemblea, ne ha fatta un’altra delle sue. Secondo la ricostruzione più attendibile è stato lui, insieme con i verdi, a proporre la scorsa settimana di sanzionare i deputati che stamane non avessero preso il loro posto in aula per ascoltare il discorso sullo Stato dell’Unione del presidente della Commissione Ue, Barroso. Temeva che qualcuno, per protesta, avrebbe marinato la scuola propria oggi. Si era proposto e accettato, che si procedesse a tre controlli elettronici per scovare i “cattivi”. La decisione era stata presa all’unanimità giovedì scorso da tutti i capigruppo europei.
Ieri sera sono rinsaviti, grazie al cielo, pressati dalle roboanti critiche di tanti. Ritorno alla democrazia? Accettazione del fatto che un parlamentare è libero di scegliere se andare o meno in aula per ascoltare un discorso? La spiegazione ufficiale è drammatica: invita a considerare che – in realtà – durante la presentazione dello Stato dell’Unione non viene sospesa l’attività delle commissioni parlamentari.
Si può magari sanzionare chi non vota o chi – ingiustificato non partecipa alle sessioni. Ma la decisione di ascoltare o meno Barroso dovrebbe essere legato alle convinzioni personali e non alla minaccia di una molta. Questo la dice lunga sul concetto di democrazia e sulla capacità di controllare il suo gruppo proprie del probabile (purtroppo) prossimo presidente del parlamento europeo.
PARTE SECONDA.IL SOLITO POPULISMO.Persino gli antropologi potrebbero trovare interessante il modo in cui le testate di centrodestra, vicine o legate agli uomini del governo che si professano europeisti nelle dichiarazioni ufficiali, trattano il processo di costruzione di unUe più solida ed efficiente.
Colpisce un commento in cui si parla del semestre europeo (attesa per oggi la sua approvazione informale) , ovvero del momento in cui gli stati delUnione hanno deciso di sedersi allo stesso tavolo per concordare le politiche di bilancio.
La voce del centrodestra contesta due fatti: sarà Bruxelles, e non Roma, a scrivere la finanziaria italiana (intollerabile perdita di sovranità!); il processo è avvenuto in segreto, non alla luce del sole, dunque alle spalle dei cittadini (mancanza di democrazia!).
E tutto falso. E il riflesso condizionato che incide su un facile populismo per dire qualcosa di polemico contro un nemico, lEuropa, che tutti amano odiare, anche perché nessuno si schiera mai davvero in sui difesa.
Con la moneta unica è tutto cambiato. Gli stati devono parlarsi e coordinarsi perché hanno un bene comune e in comune. E come se ai tempi della lira, il Nord Est e il Nord Ovest fossero stati gestiti e amministrati in modi differenti.
C’è chi spara nel buio
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