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Basilea III, ecco il vero stress-test

La settimana che si è appena chiusa ha visto parecchia turbolenza nel mondo delle banche, su entrambe le sponde dell`Atlantico.
Oggi il Comitato di Basilea deve presentare una proposta per la riforma del concordato di Basilea, nella versione Basilea II, sostituendolo con quello che è ormai da qualche anno chiamato Basilea III. In vista di questa scadenza tutti gli interessati hanno cominciato da tempo ad agitarsi per ottenere vantaggi ed evitare costi dal nuovo concordato,in un crescendo naturalmente giunto al culmine la scorsa settimana.
Lo hanno fatto anche approfittando delle notizie poco favorevoli che provenivano dal mondo delle grandi banche irlandesi e di un articolo del Wall Street Journal, che con grande tempestività accusava lo stress test cui furono in primavera sottoposte le banche europee di aver in qualche modo addolcito la pillola, sottraendo molti crediti dubbi al calcolo della solvibibilità delle stesse banche.
Il governatore della Bundesbank, Axel Weber, ha ritenuto opportuno dichiarare che, con l’escamotage di ritardare l`entrata in vigore di Basilealll fino a1 2012 e poi di applicarlo gradualmente nella bellezza di dieci anni, l’accordo stesso può essere accettato anche dalle banche tedesche.
Il caso di questo accordo è infatti assai peculiare.La Germania, che si fa paladina tra i paesi dell`Unione Monetaria della contabilità pubblica in ordine, e pretende che chi ha i conti pubblici in ordine guidi le danze, quando si passa all`indebitamento privato sì schiera nel campo contrario: si oppone alla trasparenza dei bilanci bancari, si arrende molto a malincuore agli stress teste cerca di sottrarsi ad unaloro applicazione rigorosa.
D`altro canto le autorità economiche americane, che non hanno mai applicato alle loro banche le regole contenute nell`accordo di Basilea II, sono malgrado ciò presenti e vocianti nel Comitato che deve stilare la proposta per Basilea III e insistono perché le nuove regole sui coefficienti di capitale siano rigorose e applicate in soli cinque anni. Gli uomini del Presidente Obama hanno dichiarato che questa volta applicheranno l’accordo anche alle loro banche, ma parecchi in Europa hanno espresso scetticismo a riguardo.
Vogliono che da parte americana l`impegno abbia la stessa fermezza di quello che costringerà le banche europee a stare ai patti, una volta che essi siano firmati.
Senza scendere in dettagli parecchio complicati, basterà dire che Basilea III cerca di rimediare ad una conseguenza negativa di Basilea Il,la diminuzione di circa il trenta per cento dei coefficienti di capitali Ma libera` tale che la sua del tedeschi applicazione subordinato comportò per al posticipo le grandi bannella che. Molti creattuazione dono che andei nuovo che da questo pacchetto derivò la espansione abnorme degli attivi bancari negli anni del grande boom.
I nuovi accordi stabiliscono, almeno per quanto si è potuto apprendere dai giornali, un notevole aumento dei coefficienti di capitale più liquidi, in particolare sotto forma di capitale ordinario, che le banche devono in ogni momento esibire. Per ottemperare alle nuove norme,le banche dovranno chiedere grandi fondi ai mercati, emettendo azioni.
Le autorità finanziarie e monetarie europee, incluse quelle tedesche, tra cui il già citato governatore Weber e il suo vice, Zeitler, che presiede il Comitato diBasilea e presenterà le proposte oggi, insistono nell`affermare chele richieste non saranno alla fine esorbitanti. Ma le grandi banche, in particolare alcune, sostengono il contrario.
La Commissione di Bruxelles,nella persona di Michel Barnier,il commissario competente sull`argomento, contribuisce anch`essa ad addolcire i toni.
Barnier sostiene in una intervista allo Handelsblatt che i termini della concorrenza tra banche europee e americane non saranno modificati a danno delle prime, perché le nuove norme finanziarie approvate negli Stati Uniti hanno fortemente ristretto le capacità espansive delle banche americane, specie quelle più grandi e in particolare le banche di investimento.
Forse non è fuoriluogo cercare di motivare la ostilità dei banchieri alle nuove norme con considerazioni sia macro che micro economiche.Notiamo innanzitutto che le prospettive delle economie occidentali, in particolare le maggiori tra loro, sono oggi parecchio meno rosee di quel che molti avevano prospettato all’inizio dell`anno.
La ripresa in America e in Europa si è affievolita per la fine della riaccumulazione delle scorte e per il graduale peggioramento delle prospettive della domanda interna, specie negli Stati Uniti, determinato dalla necessità da parte dei cittadini americani di far fronte alla montagna di debiti pregressi aumentando il risparmio.
Quest`ultimo è passato dallo zero all`otto per cento del Pil negli ultimi due anni, ed è tutta domanda per beni di consumo che se n`è andata. Si prevede che resterà a quel livello almeno fino al 2012. Queste cifre sono note anche alle imprese americane, e la loro disponibilità a investire o persino a procurarsi capitali circolanti dal sistema bancario, è scemata di conseguenza.

Fonte: Affari e Finanza del 13 settembre 2010

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