• sabato , 23 Novembre 2024

Otto secoli di cella:l’America che non fa sconti

Negli Usa le leggi vengono applicate con severità: tutti i reati sono puniti con pene detentive molto severe.
In America il supertruffatore Bernard Madoff che sta scontando una condanna a 150 anni, non è il recordman delle sentenze esemplari: due anni fa, in Texas, Norman Schmidt è stato condannato a 330 anni di carcere per una frode finanziaria, mentre in Florida una truffa da 450 milioni di dollari particolarmente sofisticata che ha fatto fallire un’assicurazione lasciando 25 mila persone senza un dollaro di risparmio previdenziale, è costata a Sholam Weiss la condanna a rimanere in carcere fino al 2754. Il giudice che nel 2000 gli ha comminato 845 anni di carcere ha scritto che uno così va «definitivamente rimosso dalla società».
Negli Stati Uniti, Paese che tende ad applicare le sue leggi con severità, tutti i reati sono puniti con pene detentive molto severe. Vale per la criminalità comune, per la corruzione in politica (molti i membri del Congresso, i governatori degli Stati e i sindaci dietro le sbarre), e anche per i crimini dei «colletti bianchi». Per questi ultimi la severità c’è sempre stata, ma le condanne sono state inasprite dieci anni fa, con lo scoppio della bolla della «net economy» e il «crac» di giganti come Enron, Tyco e Worldcom. Ancora alla fine degli anni ’80 protagonisti di crimini finanziari come Michael Milken, l’inventore dei «junk bond» e Ivan Boesky, lo «squalo» che ispirerà a Oliver Stone il personaggio di Gordon Gekko, interpretato da Michael Douglas nel film «Wall Street», se la cavarono relativamente a buon mercato: condannato a dieci anni per aver commesso 98 reati (dall’«insider trading» alla frode), Milken, collaborando con la Giustizia, finì per scontarne solo due. Anche Boesky, giocando sugli sconti di pena e pagando una multa di 100 milioni di dollari, se la cavò con un paio d’anni dietro le sbarre.
A metà degli anni ’90, però, il governo federale decise di stringere i freni: con gran parte delle pensioni e anche molte coperture sanitarie dipendenti dalla gestione del risparmio, era vitale togliere spazio agli sciacalli, colpendoli duramente. Le pene furono inasprite e divennero cumulabili in caso di reati plurimi, vennero rese proporzionali al danno economico, mentre fu ridotto il margine discrezionale dei giudici per la concessione di sconti. Risultato: quando nel 2000 scoppiò la «bolla tecnologica», alcuni dei finanzieri più in vista del decennio ruggente della «net economy» finirono in galera con pene detentive lunghissime. Ebbers di WorldCom fu condannato a 25 anni come Kozlowski di Tyco, mentre John Rigas di Adelphia ne prese 15. Il «crac» Refco costò a Phillip Bennett una condanna a 16 anni mentre nel caso più celebre, quello della Enron, l’ex presidente Jeffrey Skilling sta scontando una condanna a 24 anni. Il direttore finanziario del gigante texano ormai fallito, Andrew Fastow, ha, invece, avuto solo sei anni di prigione, grazie alla sua collaborazione coi magistrati. Testimonianze usate dagli inquirenti per «incastrare» l’amministratore delegato Ken Lay, grande benefattore e amico personale dell’allora presidente George Bush. Condannato nel 2006 a una pena variabile tra 25 e 30 anni, Lay morì, apparentemente per un attacco cardiaco, prima di entrare in carcere.

Fonte: Corrriere della Sera del 18 settembre 2010

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