• sabato , 23 Novembre 2024

Debito sovrano, pericolo sempre vivo

Lo spauracchio della speculazione torna a colpire i titoli di Stato.
La speculazione è di nuovo in agguato sui mercati finanziari, pronta ad attaccare i debiti sovrani dei paesi più deboli? C’è chi non ci crede, valutando che nella partita greca chi soffiava sul fuoco sia rimasto scottato e non voglia più bruciarsi. C’è invece chi vede il pericolo, ma alla fine pensa che mai più nessuno oserà mettersi contro i governi ora che spira un’aria di restaurazione nell’economia mondiale. Infine c’è chi, come il sottoscritto, ritiene che ci siano troppi indizi per accantonare con tanta facilità la preoccupazione. Intanto il segnale più diretto che va colto è quello che proviene dal fronte degli spread: venerdì la settimana si è chiusa con i differenziali tra i titoli di Stato irlandesi e portoghesi e il bund decennale tedesco a livelli record, cioè 427 e 416 punti base. Più di quanto non fosse nel momento della pressione sulle obbligazioni pubbliche della Grecia, che pure conservano la necessità di pagare un premio di rendimento dell’8,81%. E purtroppo anche la differenza tra i nostri Btp al 10 anni e gli analoghi titoli della Germania è alta: 168 punti, solo 10 di meno del massimo di 178 toccato qualche mese fa nel pieno della crisi finanziaria europea. Non si tratta di stracciarsi le vesti né di fare dell’allarmismo, anche perché finora i titoli italiani sono stati piazzati con relativa facilità sui mercati, registrando sempre richieste decisamente superiori all’offerta. Il fatto è che questa non è la sola spia accesa. Per esempio, che sui mercati sia tornata l’incertezza lo si evince dal record storico dell’oro, che ha superato i 1300 dollari l’oncia, e dall’esplosione del prezzo dell’argento, che sfiorando i 21 dollari e mezzo ha raggiunto un valore che aveva toccato nel 1980, ben trent’anni fa. Si dirà: i due metalli preziosi è da tempo che crescono con costanza, tanto che dall’inizio dell’anno l’oro ha guadagnato il 18% e l’argento il 26%. Ma questo semmai testimonia che la ricerca di investimenti “rifugio” in attesa che i fondamentali dell’economia tornino stabilmente a posto non ha mai smesso, a conferma che l’enorme massa di denaro che gira per il mondo è costantemente pronta a giocare sui tavoli speculativi. Perché, si spiega altrimenti il fatto che dall’inizio dell’anno nel mondo le emissioni di high yield, i bond a più alto rendimento, che altro non sono che i vituperati junk bond (titoli spazzatura), sono aumentate del 58%, raggiungendo il livello record di 257 miliardi di dollari? E, ancora, non è forse il segnale che il mercato “ribolle” quanto accade sul fronte delle valute? Lo yen non si ferma neppure quando la Banca del Giappone interviene per frenarne la corsa, il franco svizzero segna massimi storici e euro e sterlina inglese hanno recuperato ampie fette delle loro vecchie perdite. Poi, come se non bastasse, i prezzi del grano e dei cereali sono aumentati dell’80%, tornando pericolosamente vicino ai picchi del giugno 2008, nel bel mezzo della crisi. E questo nonostante che la materia prima non manchi e la domanda mondiale sia soddisfatta.
Insomma, tra nuove bolle speculative e crescenti incertezze sulla tenuta della ripresa, specie in Europa, il debito sovrano torna ad essere esposto a pericoli. E l’Italia è l’ultimo paese a potersene disinteressare. Peccato che tra governo e opposizione si contino sulle dita di una mano quelli che ne hanno consapevolezza.

Fonte: Il Messaggero del 27 settembre 2010

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