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Monete, piccola tregua tra i Grandi. “La ripresa? C’è, ma resta fragile”

Il G20 approva le misure del Financial Stability Board guidato da Draghi
La guerra dei cambi non trova pace. I leader dei 20 Paesi più ricchi del mondo a Seul si agganciano alle formule di tregua individuate dai ministri delle Finanze e dai governatori delle banche centrali tre settimane fa e si impegnano a fare di più alla prossima occasione. Con una Cina che conferma la sua intransigenza in campo valutario e commerciale, resta dunque in piedi il duello tra Pechino e Washington, che sembra andare oltre le monete. Il passo avanti, piccolo, il G20 di Seul lo ha fatto avviando il processo di coordinato e reciproco degli squilibri commerciali e soprattutto lo ha deciso approvando importanti misure in campo finanziario. Accogliendo cioè le proposte di nuove regole per le banche presentate dal Financial Stability Board presieduto dal governatore della Banca d’ Italia, Mario Draghi. Sulle prospettive, i Venti confermano la ripresa a due velocità con Paesi che «sperimentano una crescita forte e altri che devono ancora fronteggiare alti livelli di disoccupazione e una ripresa stagnante» e rilanciano il piano di intervento (il Seul Action plan) per «una crescita forte e sostenibile». Le attese La «ripresa c’ è ma è lenta e fragile» ha detto Draghi nella sua veste di presidente del Fsb. Il vertice di Seul «ha iniziato un percorso per la soluzione di problemi difficili come gli squilibri globali: le settimane e i mesi a venire ci diranno se ci saranno risultati concreti e se tali squilibri verranno corretti». In ogni caso, ha aggiunto con una certa soddisfazione, «i leader hanno riconosciuto che i risultati maggiori nei mesi che hanno preceduto il vertice sono stati raggiunti nella riforma della finanza globale». E si tratta, ha spiegato, dei nuovi requisiti di capitale per le banche (Basilea3), definitivamente approvato dal G20, e delle norme ancora più stringenti destinate alle banche troppo grandi per fallire (too big to fail). «L’ obiettivo è assicurare che tutte le istituzioni finanziarie, in particolare quelle che per dimensione o per interconnessione o specificità hanno influenza sistemica, possano essere liquidate in modo efficace, tempestivo, senza destabilizzare il sistema finanziario ed esporre il contribuente a perdite». I capi di Stato e di governo hanno chiesto all’ Fsb di andare avanti ed individuare oltre alle regole i destinatari. Per ora non ci sono liste di tali istituzioni, ha ribadito Draghi ricordando che i dati ci saranno nei prossimi mesi, in particolare entro la metà del 2011 per le maggiori ed entro il 2012 per tutte. «Abbiamo fatto molto, in breve tempo, con le regole. Ora occorrono le leggi» ha concluso Draghi. Gli indicatori Saranno individuati – e saranno i ministri finanziari ed i governatori delle banche centrali a farlo – una «serie di indicatori» per aiutare a identificare i grandi squilibri commerciali che necessitano di «azioni preventive e correttive». «Noi ci avviciniamo a questa presidenza “con ambizione e realismo”, ha detto ieri il presidente francese che ha messo in agenda tre grossi obiettivi: la riforma del sistema monetario, da discutere senza tabù, la lotta contro la volatilità dei prezzi delle materie prime, causa della fame nel mondo, e riforma della governance mondiale». Quella di Sarkozy è stata una delle poche conferenze stampa finali tenute dai leader che in molti hanno preferito lasciare Seul (pure il premier italiano Silvio Berlusconi) senza commenti. Ha parlato invece il presidente Usa, Barack Obama, che ha ribadito la richiesta alla Cina di apprezzare lo yuan: «I tassi di cambio devono rispecchiare la realtà economica», ha detto e ha osservato come a Seul si sia registrato comunque “un ampio consenso sulla via da per correre per la ripresa economica globale».

Fonte: Corriere della Sera del 13 novembre 2010

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