• giovedì , 28 Novembre 2024

Quell’autocritica del verde Al Gore

La lezione di un Nobel che ha ceduto alle «clientele» elettorali.
Duemiladieci, un anno perso nella corsa contro il tempo per combattere l’ inquinamento, il global warming e l’ abuso di combustibili fossili. È vero: fallita la conferenza di Copenaghen sull’ ambiente alla fine del 2009, l’ America e il resto dell’ Occidente hanno cercato solo di rilanciare l’ economia dopo la lunga recessione. Dodici mesi senza azioni concrete non sarebbero da considerare completamente persi se fossero serviti almeno a riflettere sugli errori del passato e a impostare strategie magari meno ambiziose ma più praticabili. Dalla diffusione di nuove tecniche per il recupero del metano dal sottosuolo «shale gas» alle nuove opportunità nel nucleare e nel fotovoltaico, gli spunti non sono mancati. Per non parlare dell’ evento-chiave dell’ anno che si sta chiudendo. Il compromesso al ribasso raggiunto al vertice di Cancun? No, la «verità scomoda» confessata da Al Gore. Non quella del suo film del 2006 sull’ «effetto-serra» An Inconvenient Truth, ma la sua ammissione amara e coraggiosa di qualche settimana fa: «Battendomi per l’ etanolo, il carburante estratto dal mais, ho fatto una scelta sbagliata. E l’ ho fatta per i motivi sbagliati: oltre a sviluppare l’ energia “verde”, volevo dare una mano agli agricoltori della mia terra, il Tennessee, e a quelli dell’ Iowa, lo Stato che vota per primo nelle primarie per la Casa Bianca». Coraggioso ma tardivo: l’ analisi fatta oggi dal premio Nobel – per produrre etanolo dal mais si brucia più energia di quanta questo combustibile può produrne e il processo industriale genera inquinamento, assorbe molta acqua e fa salire i prezzi delle derrate alimentari – era già stata messa nero su bianco anni fa dagli scienziati. Nonostante ciò, negli Usa è stata imboccata la strada sbagliata e la corsa dell’ etanolo è diventata inarrestabile, almeno nel breve periodo. Nonostante tutti i moniti e le iniziative antideficit, la task force di deputati e senatori «agricoli» l’ ha spuntata di nuovo: nel compromesso bipartisan sugli sgravi fiscali e gli aiuti ai disoccupati appena votato dal Congresso sono spuntati anche sei miliardi di dollari di sussidi federali per l’ etanolo. Gioiscono i liberisti: è la prova che quando non lasci fare al mercato, succedono disastri. Non è vero: una politica energetica serve. Ma va ponderata con rigore scientifico e onestà intellettuale. Se anche un’ icona come Al Gore cede alle «clientele» elettorali, è chiaro che servono nuovi criteri di selezione delle scelte politiche. Dando, al tempo stesso, più spazio agli «ecopragmatici» alla Stewart Brand che a un ambientalismo facilone, capace di imporre con leggerezza scelte dalle quali è poi difficile tornare indietro.

Fonte: Corriere della Sera del 24 dicembre 2010

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